- Redazione
- Sabato, 27 Giugno 2020 09:35
di Walter De Stradis
Il Consiglio regionale della Basilicata, riunitosi nel pomeriggio di martedì scorso, ha proceduto alla convalida definitiva nella carica di consigliere regionale di Carmela Carlucci del Movimento 5 Stelle.
La Carlucci, cinquantatreenne di Rionero dalle origini svizzere, in seguito alla sentenza del Tar Basilicata del 16 gennaio 2020, aveva già sostituito il consigliere Gino Giorgetti, candidato pentastellato di Melfi. Il Tar, dopo il riconteggio e la rideterminazione delle preferenze nella sezione elettorale 9 di Rionero in Vulture, aveva infatti corretto l’atto di proclamazione degli eletti alla carica di consigliere regionale del 16 aprile 2019.
Dopo la convalida provvisoria in Consiglio regionale di fine gennaio, è dunque arrivata quella definitiva.
Noi l’abbiamo incontrata a pranzo il giorno dopo.
D: Come giustifica la sua esistenza?
Beh, sicuramente con mio marito, mia figlia … e il mio cane, che considero parte della famiglia (adoro gli animali). Adesso c’è quest’altro scopo, quello di provare a fare qualcosa per questa regione.
D: “Animali” in politica ne ha già incontrati?
Io amo gli animali a quattro zampe. Quelli che dice lei no, e …sì, ne ho già incontrati. (ride)
D: Entriamo subito nel vivo. Lei ha una formazione professionale infermieristica e circa un mese fa è uscita con un comunicato sull’ospedale di Melfi: «Le promesse di investimento e sostegno economico fatte dalla Regione sono state puntualmente deluse e, nel giro di sette mesi, la Basilicata si è trasformata da ‘terra promessa’ in ‘terra dei cachi’. La fuga dalla Basilicata è un film a cui troppo spesso abbiamo assistito e che non smette di suscitare rabbia. Rabbia per un terra che continua a essere sfruttata, in primis, da chi la governa e che ha scelto di non investire sulle proprie risorse, svendendole al primo offerente”».
Sì, “Terra dei cachi” è un termine che ogni tanto utilizzo.
D: E cioè?
Il de-finanziamento alle strutture sanitarie, registratosi negli ultimi dieci-quindici anni, beh, non è piacevole. La questione Covid ha messo in rilievo le nostre falle. Tuttavia l’emergenza può rivelarsi l’occasione giusta per migliorare, anche nella malaugurata eventualità di una “seconda ondata”.
D: Adesso abbiamo gli ospedali da campo di Potenza e Matera.
Sì, ma a che ci servono se non abbiamo il personale? Certo, ringraziamo il Qatar, ma non vorrei che il tutto si rivelasse una coperta del soldato, in riferimento all’uso del personale degli ospedali principali. Quindi occorre fare assunzioni, perché già prima del Covid in sanità c’erano problemi di questo tipo, la difficoltà di andare in ferie, in malattia…insomma, GIA’ si lavorava sotto stress e male, di conseguenza. A Melfi, dopo le dimissioni –dopo pochi mesi- del primario di Ginecologia Bernasconi …
D: …che denunciava situazioni deficitarie nel reparto e promesse di interventi disattese da parte della Regione…
…sì, è arrivato un nuovo primario, ma resta il fatto che l’assessore alla Sanità ha fatto delle promesse non mantenute. L’ex primario, dal canto suo, a mio avviso non ha voluto aspettare un altro pochino, magari per vedere se certe cose si verificavano. Ha fatto bene? Ha fatto male? Forse non lo sapremo mai, ma in ogni caso non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà col nuovo primario. Io sono speranzosa per natura. Comunque vorrei dire un’altra cosa sugli ospedali del Qatar.
D: Prego.
Visto che da noi non ci sono stati tutti questi contagi (anche se i morti, in proporzione, sono stati troppi), gli ospedali da campo io li avrei lasciati al Nord, ove ce n’è più bisogno. Certo, potrebbero tornarci utili nel caso di una seconda ondata, ma noi avevamo Pescopagano che è stato svuotato, portando i pochi letti rimanenti a Potenza. Avrebbero potuto potenziare QUELLA struttura che dispone già di un reparto di Fisiopatologia Respiratoria. Stessa cosa con la struttura di Venosa, visto che erano già partiti (anche se, va detto, si erano “dimenticati” di chiedere al sindaco).
D: Per quanto riguarda il San Carlo di Potenza, tutti i giorni si legge a proposito di una ripartenza (delle prestazioni e della attività “non urgenti” sospese a causa del Covid) a dir poco a rilento, ma ciò che emerge leggendo di vari “botta e risposta” sembra un specie di “rimpallo” di responsabilità fra la direzione del nosocomio e la Regione. La situazione pare ingarbugliata, ma fra i due (o più) “litiganti”, è sempre il cittadino a rimetterci. Lei cosa ne pensa?
Esattamente quello che ha detto lei, ma quella delle schermaglie politiche non è una “sensazione”, bensì un dato di fatto. La ripartenza delle visite ambulatoriali, ad esempio, si capisce poco… su come, quando e quanto sia avvenuta, e in tutto questo il cittadino avverte un senso di impotenza, che spesso lo spinge a recarsi fuori regione.
D: Anche se lei è in consiglio regionale solo da pochi mesi, forse può delucidarci su un aspetto controverso. L’attuale direttore generale del San Carlo, Barresi, fu nominato dalla precedente giunta di centrosinistra, che era per di più al “fotofinish”, ma a un certo punto è sembrato che i suoi “detrattori” di oggi fossero quegli stessi del centrosinistra, mentre una parte dell’attuale maggioranza –di centrodestra- avrebbe continuato a sostenerlo. Allo stato attuale la situazione appare ancora più confusa…
…perché secondo me non sanno più nemmeno loro chi è sostenitore e chi non lo è. Io posso fare soltanto delle supposizioni, visto che in effetti la situazione creatasi è paradossale, con ruoli che si invertono. Anche in questo caso il tempo ci darà delle risposte. Si spera.
D: In un Paese, anzi in un Pianeta, che non si è fatto trovare pronto di fronte all’emergenza Virus, secondo lei la Basilicata come si è comportata? Secondo alcuni pareri raccolti in queste interviste, Bardi si sarebbe comportato da buon “militare”, nel chiudere la regione e contenere il contagio, ma discutibili sarebbero stati i risultati, almeno all’inizio, per quanto riguarda la tempestività nell’effettuazione dei tamponi. Lei cosa ne pensa?
Non so se Bardi sia stato un “buon militare”. Penso invece che noi Lucani si sia stati “fortunati nella sfortuna”, in quanto qui da noi non ci sono tutti questi cinema, teatri o stadi –come in Lombardia- e penso che questo abbia influito molto. Più che altro i Lucani sono stati –loro- dei “buoni soldati”, perché alle prime serie avvisaglie dal Nord, si sono auto-tutelati limitando uscite e spostamenti. Bardi all’inizio era partito bene, ma io lo sollecitai subito –in corrispondenza della sua prima ordinanza- a invitare all’auto-isolamento non solo gli studenti provenienti dalle zone rosse, ma anche anziani affetti da patologie cardio-respiratorie, donne incinte e tutte le altre fasce deboli da questo punto di vista. Non sono stata ascoltata. Per fortuna, come dicevo, le cose sono andate bene lo stesso perché ci siamo “impauriti”.
D: La Regione periodicamente annuncia nuove misure a sostegno di imprenditori e commercianti in crisi a causa del lockdown, si tratta di interventi concreti?
Mi auguro di sì, per loro, quelli della Regione. Tendenzialmente io sono dell’idea che è meglio non dire niente che dire troppo e poi non mantenerlo. E’ come con i bambini: se fai delle promesse poi devi tenere fede a quanto hai detto. Se lei pensa che Bardi, per dirne una, non ha ancora approntato il Piano Strategico…
D: Ieri (martedì –ndr) il Governatore c’era in consiglio regionale?
No, ci hanno detto che aveva “impegni istituzionali”.
D: E vi hanno detto quali?
No. Non metto in dubbio che sia stato così, ma Bardi finora è stato assente sul territorio, e qui non ci piove. Alcuni sindaci, in effetti, si sono sentiti abbandonati, specie in un momento come questo. E questo è un errore. Mi è dispiaciuto molto quando Bardi ha ripreso i primi cittadini sulla questione privacy e contagi: una tirata d’orecchie che poteva risparmiarsi.
D: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?
Innanzitutto dovrei trovarlo (ride). A parte gli scherzi, sinceramente non saprei, perché le cose da dire sono tantissime e potrebbe molto dipendere anche dal mio umore del momento (ride). Forse gli direi di essere un po’ meno “generale”, e un più “empatico”, coi Lucani.
D: In merito alla presunta “Napoletanizzazione” della Regione, Bardi obiettò al consigliere Cifarelli che era una polemica “villana” e che ciò che conta è la competenza, non la provenienza.
E invece Cifarelli non ha torto. Guardi, ogni qual volta sentivo di un nuovo arrivo alla Regione, contestualmente sentivo anche dire “E’ della Campania”. Ma allora, mi domando, qui in Basilicata siamo tutti deficienti privi di competenze?!? Io sono certa che così non è.
D: Lei è madre. Quando un figlio se ne va a lavorare e a vivere altrove è colpa della politica (che non dà le giuste opportunità) o dei genitori (che non sanno dare le giuste motivazioni a rimanere)?
Mmm… di entrambi, ma non so se fifty-fifty. Vede, io sono nata e cresciuta in Svizzera, e qualche volta mia figlia ha espresso il desiderio di tornare lì. Io stessa avrei potuto convincere mio marito a fare lo stesso. Ma credo che alle persone debba essere data la possibilità di scegliere e non è giusto che siano costrette dalle circostanze. I miei collaboratori -personali o del gruppo consiliare- sono tutti giovani, e li ho scelti così per dar loro una possibilità di rimanere in Basilicata. Sono LORO, i giovani -bravi, preparati, freschi- la nostra migliore risorsa. Detto questo, è vero, spesso genitori e figli preferiscono “saltare il fosso” e optare per l’esodo, piuttosto che accettare una sfida o intraprendere un percorso in salita.
D: Il film che la rappresenta?
La serie tv “Il trono di spade”.
D: Il libro?
“Mille splendidi soli”, dello scrittore statunitense di origine afghana Khaled Hosseini.
D: La canzone?
“Vorrei incontrarti fra cent’anni”, di Ron.
D: E appunto, tra cent’anni, cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Sulla mia lapide??? O Gesù! Posso far scegliere a mio marito? O forse è meglio di no, perché direbbe “Una grandissima rompiscatole”. (ride)