- Rosa Santarsiero
- Venerdì, 07 Giugno 2019 19:00
In molti lo hanno definito il prof della cosiddetta “rivoluzione gentile”, da alcuni balconi della città campeggiano manifesti improvvisati su vecchi lembi di tessuto con lo slogan “prima gli ultimi” e –nei pressi del suo comitato elettorale- c’è gente che si ferma volentieri in strada per stringergli la mano e dirgli di non mollare. Abbiamo incontrato Valerio Tramutoli, capofila delle due liste civiche La Basilicata Possibile e Potenza Città Giardino, nel suo comitato elettorale di Piazza Matteotti, nel cuore della città, a distanza di poche ore dalla volata finale che lo vedrà contrapposto, domenica 9 maggio, in un acceso ballottaggio contro Mario Guarente, candidato del centrodestra.
Professore, la Basilicata Possibile è riuscita nel giro di pochi mesi a raggruppare intorno a sé un gruppo di persone deluse dalla vecchia classe politica, nonché desiderose di un cambiamento reale. Se domenica dovesse diventare il Primo cittadino, quale sarà il primo atto di questo cambiamento targato Tramutoli?
Solitamente le cose che si fanno per prima sono anche le più semplici. Come primo atto, daremo Palazzo d’Errico ai più giovani e agli anziani con il preciso scopo di creare un centro di aggregazione. Tra le altre cose che io definisco semplici da realizzare c’è, inoltre, l’indipendenza dei più giovani che può avvenire solamente attuando quella parte del piano traffico che prevede l’entrata in vigore di corse serali degli autobus urbani, cosa che consentirebbe ai ragazzi di affrancarsi dalla dipendenza costante dai genitori. Questo discorso è valido non solo per i giovani della città di Potenza, ma anche per coloro che vivono nelle contrade o nei paesi limitrofi, insomma dobbiamo cercare di favorire il più possibile una migliore connessione con la città. È necessario, inoltre, intervenire subito all’interno dei quartieri più a rischio e in difficoltà, come Bucaletto e, dunque, cercare di metterli in sicurezza. Vorremmo, inoltre, cercare di ripristinare tutti i campetti di quartiere abbandonati, anche perché non ci vuole molto a farne uno decente. Sono proprio le cose che non costano molto a cambiare sensibilmente la qualità di vita dei cittadini, mentre il resto delle azioni un po’ più importanti verrà avviato entro i primi cento giorni del mandato.
Nel disegno che lei ha prospettato, verranno coinvolti anche i Comitati di quartiere?
I Comitati di quartiere non sempre hanno dato una buona prova di sé, anche perché a volte sono stati colonizzati dalla politica. Noi pensiamo, piuttosto, a strutture un po’ più aperte, come i laboratori di progettazione urbanistica, o quelli in cui i cittadini si organizzano per discutere delle tematiche più disparate, ma senza ricorrere a organismi elettivi poiché, spesso, danno spazio alla formazione di cordate nelle quali vince chi sa organizzarsi meglio.
Il segretario cittadino del Pd, Pessolano, e poi Lacorazza, Santarsiero e Polese le hanno mostrato, nei giorni scorsi, il loro appoggio. Lei ha definito ciò una scelta “fisiologica”, chiarendo più volte che non ci saranno apparentamenti. Non teme che tali esternazioni possano finire per svantaggiarla, considerando che si tratta di esponenti politici “messi da parte” dai cittadini, in occasione delle ultime tornate elettorali?
È assolutamente evidente che non possiamo impedire a qualsiasi cittadino di sostenerci. Quando si va al ballottaggio è fisiologico che le persone e i partiti si schierino o a favore, o contro un candidato. Mi fa molto piacere che ci siano delle esternazioni individuali, però deve essere chiaro che gli accordi, gli incontri e le trattative con i partiti sono finiti dal momento in cui abbiamo presentato le liste, discutendo prima eventuali alleanze. Noi abbiamo proposto un programma di rottura, componendo due liste fatte di candidati non riconoscibili per alcuna appartenenza, bensì esponenti della società civile. La nostra iniziativa guarda al futuro, ossia a restituire una rappresentanza al popolo fatta di persone competenti e sinceramente democratiche.
La polemica sul petrolio. Lei teme davvero che ci sia il pericolo di nuove estrazioni se dovesse essere eletto il candidato della Lega, Guarente, considerando che si tratta di decisioni a carattere nazionale, e non di competenza di un sindaco?
Proprio perché la partita è difficile, vale a dire quella di impedire che il sottosuolo di Potenza venga trivellato grazie ad apposite concessioni, sarà molto facile per un sindaco che non ha intenzione di opporsi dire: “purtroppo è la legge nazionale che ce lo impone”. Bisogna, invece, che ci sia in campo un sindaco realmente interessato e impegnato in tutte le forme di opposizione che la legge stessa consente. Alla luce di queste premesse, dunque, credo che Guarente avrebbe non poche difficoltà a interpretare questo ruolo, visto che fa parte di uno schieramento politico che tempo addietro aveva già annunciato che il petrolio della Basilicata andava estratto tutto, e ciò significa ovunque.
Qualche giorno fa si è diffusa una polemica su Facebook in merito alla creazione di piste ciclabili in città. Un sostenitore del candidato Guarente l’ha accusata di non conoscere a fondo il tessuto urbano, sostenendo l’impossibilità del progetto. Lei cosa risponde?
Penso che non sia molto aggiornato a riguardo. Forse non sa che esistono in circolazione delle biciclette con la pedalata assistita e che abbiamo a disposizione una Fondovalle particolarmente bella e dei percorsi già disponibili per gli amanti della bicicletta. Noi i ciclisti li frequentiamo e spesso lamentano la mancanza di percorsi in sicurezza. Ci sono dei progetti già in campo che attendono solamente di essere realizzati, come un collegamento della città con il Pantano, una vera pista ciclabile per la quale è già previsto un finanziamento. Fare dei percorsi sicuri non solo per i ciclisti, ma anche per i pedoni significa cambiare notevolmente la vita dei cittadini. Quando saremo al governo di questa città faremo di tutto per incentivare l’acquisto di mezzi green, anche per far capire ai cittadini che la loro vita può essere diversa dall’acquisto di una seconda o di una terza auto in famiglia.
I sostenitori del suo competitor l’accusano di avere un programma fumoso, o poco dettagliato.
Be’, loro si sono limitati a mettere insieme dieci slogan. Il nostro programma, invece, non nasce certo dal nulla, bensì da duecento cittadini che si sono autoconvocati e confrontati in dieci gruppi di lavoro. Parliamo di persone con una certa competenza e che, nella loro vita, sono sempre stati “sul pezzo”: ricercatori, professionisti, o semplicemente gente comune a contatto con i problemi. Il nostro programma è stato pubblicato per esteso sul sito e non si tratta certo di slogan elettorali. Insomma, abbiamo delle buone idee e sappiamo anche come realizzarle.
Questione lavoro. Lei più volte ha parlato della necessità di una occupazione dignitosa e di spingere i giovani che sono andati via a rientrare per costruire una Potenza migliore. Qual è, dunque, la ricetta di Tramutoli?
La ricetta non è banale, tuttavia bisogna avere bene in mente il problema che si ha di fronte. I nostri competitor vanno annunciando delle possibilità che non ci sono, come eventuali conversioni del reddito di cittadinanza in stabilizzazioni, o situazioni fantasiose che hanno molto a che fare con la vecchia politica del promettere l’impossibile. Noi, invece, abbiamo di fronte un problema reale, vale a dire la restituzione di un lavoro degno ai ragazzi che vogliono restare, e ciò riguarda sia chi ha un titolo di studio sia chi, a causa della povertà educativa, non ha potuto conseguirlo. Bisogna far ripartire le piccole e medie imprese edili, spingendo sul Sisma Bonus. Il 30 aprile di quest’anno è stato migliorato il regolamento che consentirà alle imprese di assumere il credito d’imposta dell’85%, non a caso abbiamo parlato a lungo con le banche e si sta sperimentando anche la possibilità di cedere questo credito direttamente a loro. Bisogna fare in modo, insomma, che questa cosa diventi finalmente possibile. In questo modo Potenza, insieme alla sua Università che ha sviluppato dei metodi originali per la messa in sicurezza degli edifici senza fare uscire i cittadini dalle loro abitazioni, potrebbe diventare un esempio internazionale. La ripartenza delle piccole e medie imprese si traduce in lavoro per i professionisti e le maestranze, significa cioè rimettere in moto un intero sistema. Contiamo, inoltre, di sfruttare al meglio anche l’investimento di Open Fiber per l’attivazione della fibra ottica in ogni casa e di sollecitare in città la nascita di imprese innovative fondate sui servizi di ultima generazione. Ci interessa non poco anche la fabbrica del Welfare, anche perché è un settore nel quale c’è tanto lavoro. Potenza può diventare una città che fa perno sulla tecnologia e sull’innovazione per favorire l’accoglienza. Chiunque abbia problemi di disabilità o di natura fisica potrà sperimentare davvero cosa vuol dire una vita autonoma, attraverso percorsi sicuri e giardini sensoriali per i non vedenti, che se non riescono vedere quanto è bella questa città potranno sentirne almeno i profumi. In sintesi, faremo in modo che Potenza faccia sentire tutti un po’ meno soli e più sicuri.
Il centro storico. Come fare per rivitalizzarlo?
Come fanno tutti. Basta prendere esempio dalle altre realtà italiane, ove il cuore della città è sinonimo di vita culturale e di incontro. Palazzo d’Errico è solo uno dei tanti luoghi a disposizione, anche se ciò non basta, poiché è necessario rendere il centro storico facilmente accessibile. Renderemo gratuiti i parcheggi in prossimità delle scale mobili, tanto non ci abbiamo guadagnato niente fino ad ora, attiveremo una circolare del centro storico, mediante un bus elettrico, e cercheremo di incentivare la nascita delle piccole botteghe artigiane tramite politiche a favore del commercio.
Una delle cose che fa arrabbiare di più il cittadino è l’attuale viabilità, specialmente nella zona di Verderuolo. Cosa ha intenzione di fare?
Noi abbiamo già definito il nostro piano traffico, che tra l’altro costa meno di quello precedente. A Potenza si è progettata la città senza la presenza dei cittadini, ma solo delle macchine. Il problema non è certo rendere più veloce il flusso delle auto, bensì il contrario, anche perché noi vogliamo incentivare l’utilizzo dei servizi pubblici. L’anomalia di Potenza non sono certo le rotonde, ma l’alta percentuale di auto per abitanti, e ciò significa chiaramente che qui i servizi pubblici non hanno mai funzionato a dovere. Non è solo questione di soldi, ma anche di intelligenza.
Questione trasporti. Lei è favorevole alla nascita di una municipalizzata?
Quando si parla di un’azienda municipalizzata lo si fa per un senso di responsabilità. In passato, il malfunzionamento dei trasporti veniva rimpallato costantemente dal privato al Comune e viceversa, senza capire di chi fosse realmente la colpa. Assumere come Comune la responsabilità diretta dei trasporti significa, dunque, avere un unico responsabile in caso di disservizi.
Lo slogan che sta accompagnando la volata finale verso il ballottaggio è “prima gli ultimi”. Quali sono, dunque, le misure che intende attuare a favore degli emarginati?
Ci vuole un progetto di lungo respiro, anche perché l’assistenza in questa città dipende molto dalla presenza delle associazioni che, spesso, attraversano profonde difficoltà. Bisogna anzitutto conoscere chi sono gli emarginati, anche perché non disponiamo certo di un censimento. Le persone del Comune che vanno a bussare alle porte per la raccolta differenziata possono divenire le prime sentinelle del territorio, incrociando anziani soli o persone in difficoltà. L’alleanza tra le istituzioni e le tante associazioni operanti sul territorio può fare il resto.