pranzoFUSCO

Capello argenteo e svolazzante alla Beethoven, spesso lo si vede camminare dalle parti del Centro con aria pensosa e fogli o cartelline sotto il braccio: sembra, per l’appunto, il protagonista di “Musikanten”, film di Franco Battiato in cui il celeberrimo compositore era interpretato da Alejandro Jodorowsky.

Ma è un commercialista, uno dei più noti e rispettati nel capoluogo, con un passato di incarichi di prestigio. Ma, anche e soprattutto, è uno che non se le tiene. Dopo il pranzo, al bar dell’Art Restaurant incontriamo un noto politico che vuole offrirci il caffè, ma il tempo è tiranno e l’auto è in tripla fila, dobbiamo andare. «Meno male –dice lui al tizio- come posso prendermi un caffè con lei e poi parlare male della Politica?».


Come giustifica la sua esistenza?
Sono sempre stato innamorato del mio ruolo di commercialista, inteso nella sua forma storica e reale di professione che opera con l’imprenditore per lo sviluppo e/o il risanamento della propria azienda. Sono professionista ante riforma fiscale del 1972, quella che ha introdotto l’imposta IVA. Oggi con l’unificazione degli ordini professionali (ragionieri e dottori commercialisti), risulto iscritto al nuovo ordine dei Dottori Commercialisti al n° 5 su circa 500 iscritti. In virtù di tale passione ho cercato, con gli amici che hanno vissuto il periodo della mia presidenza al Collegio dei Ragionieri di Potenza e successivamente come Consigliere Nazionale, di diffondere la cultura del commercialista intesa come “aziendalista”: professione questa che aiuta le aziende a nascere nella prima fase con la iscrizione presso il Registro delle Imprese; che segue l’imprenditore nelle fasi ordinarie e straordinarie di gestione e che partecipa alla morte dell’impresa con la cancellazione della stessa dal Registro delle imprese.


A Potenza c’è chi la definisce “Il commercialista dei Potenti”.
Non mi riconosco in questa definizione. E non potrebbe essere altrimenti: ho sempre contestato il fatto che la nostra politica operi con professionisti al di fuori del nostro contesto, mortificando le realtà della nostra regione.


La Basilicata quindi non è una regione “a misura di Lucano”?
Il punto è questo: bisogna capire se coloro che ci amministrano hanno fiducia o meno nelle figure presenti in regione. Se così non è, se cioè costoro ritengono che la Basilicata non sia capace di esprimere soggetti preparati, è un vero dramma: significa che mai nessuno, politicamente, ha messo in condizione la gente lucana di raggiungere tale livello di preparazione!


E’ un cane che si morde la coda.

Già, e poiché io invece sono convintissimo che gli uomini giusti in Basilicata ci siano, è la politica che –colpevolmente sente di non averne bisogno. E sul tavolo ci sono fatti noti a tutti, di cui è anche inutile discutere.


Sul numero scorso, il Professor Rocco Mentissi diceva: «Lucano, se non “appartieni” a qualcuno, non esisti».
Purtroppo è vero. La nostra è una mentalità pregna di assistenzialismo. Ma… vede, si può anche assumere la persona che interessa, ma che almeno sia preparata! Il punto è proprio questo. Invece, i nostri amministratori sembrano dar sostanza a quell’adagio storico secondo il quale il politico manifesta la sua forza dando incarichi importanti ai …fessi.


I nostri politici allora dovrebbero essere fortissimi.
(Ride) E invece bisogna dare incarichi di rilievo a professionisti qualifi cati. In mancanza di questo non cresceremo mai. MAI.


Oltretutto qui da noi sembra che non venga punito mai nessuno. Casomai li promuovono, o li spostano di stanza.
Ma perché il politico opera con e in funzione dei burocrati che gli fanno piacere e/o servizio! Non dimentichiamo, inoltre, che c’è stato un periodo in cui la Regione era piena di politici che erano dipendenti della Regione stessa.


Veniamo alle questioni potentine. Il “Consorzio del Centro Storico” esiste ancora?
No. Eppure abbiamo fatto cose di altissimo livello, cercando di far capire agli imprenditori un mio ideale, ovvero che stare insieme significa innanzitutto fare economia di scala. E’ una cosa che ho fatto per due anni, poi ho ceduto il passo a un nuovo presidente che non ha trovato sponda negli iscritti e quindi…


Tuttavia il Centro rimane in coma farmacologico. Come lo si rianima?
Abbiamo un’amministrazione che ha fatto mille promesse e non ne ha mantenuta una. E dico una. Da parte mia, di consigli ne avevo forniti: la prima cosa da dare era il “senso della proprietà”. Pertanto, avevo suggerito di far presidiare il Palazzo di Città a vigili urbani in guanti bianchi. Il sindaco ha sempre detto “Non ci sono soldi”: orbene, io avevo proposto di portare il mercato in Centro, come in tutte le città d’Italia: avrebbe significato innanzitutto far muovere quella parte di economia che si è trasferita in periferia. Senza contare che il sindaco aveva promesso di ripristinare alcuni uffici in centro storico, mentre di edifici vuoti e inutilizzati ce ne sono tuttora a iosa. Per esempio, c’è quella bella struttura di fianco al Comune, addirittura collaudata: ma collaudata a fare cosa? Non si sa. Eppure si poteva attivare il trasferimento della parte amministrativa dell’Università, di alcuni sportelli del San Carlo: tutte cose, queste, che non costano niente e che al contrario muovono l’economia.


Ma queste cose a De Luca gliele ha dette?
Gliele ho scritte. Penso anche la questione Cip Zoo.


Ecco, ben dodicimila persone hanno firmato affinché diventi un parco cittadino. Ma lei è bastian contrario.
Io chiedo a quei dodicimila di pensare, solo per un attimo, a un parco verde che si trova a pochi metri dalla siderurgica, che certo non emana profumi, e poco sotto l’autostrada, che altrettanto non emana profumi; la stessa zona industriale è piena di negozi al dettaglio riforniti da camion, che a loro volta non emanano profumi.


E quindi?
Potenza dovrebbe essere una città di servizi, ma invece di accogliere, rigetta. Pertanto la Cip Zoo potrebbe diventare, con fondi a carico della Regione (perché il terreno è di proprietà di quell’ente), terminal degli autobus urbani e interurbani. In realtà, noi dovremmo usare i pulmini, e non i bestioni che si arrampicano in una città di montagna.


Lei è un commercialista. Il bilancio, non contabile, ma “sociale” della città… in cosa è in perdita?
E’ in perdita dappertutto. Provi a dirmi quali sono i servizi – in una città di servizi- che a Potenza funzionano! Il palazzo della Regione è da una parte, l’Ispettorato del Lavoro da un’altra, l’Agenzia delle Entrate è in via dei Mille (dove non ci arriva neanche un pullman), la Previdenza Sociale è in centro storico: ma io dico, un povero cristo che deve arrivare a Potenza e fare i servizi, ma come si muove?


C’è anche chi dice che il depauperamento del centro storico sia frutto di un disegno ben preciso, redatto dalle precedenti amministrazioni, per favorire le periferie.
Io dico che ci vogliono amministratori capaci e non filosofi . La Cosa Pubblica va gestita come un’azienda: costi e benefici.


Domanda ricorrente: da cittadino, cosa ha pensato quando ha letto dell’inchiesta sulle raccomandazioni nella sanità?
Se uno viene arrestato senza che abbia commesso alcunché, subisce quanto di peggio esiste al mondo, dal punto di vista umano, sociale e giuridico; se invece determinate cose le ha fatte, allora ben sta agli arresti! La verità la conosce la sua coscienza.


Esiste la “massoneria” a Potenza?
Non saprei dire se esiste. Dal punto di vista professionale non ho mai avuto spinte né mai incontrato fenomeni di quel genere.


Alla vigilia delle ultime elezioni comunali lei produsse un documento intitolato “Se fossi eletto sindaco”. Le è mai venuta la voglia di candidarsi?
Pur avendo avuto proposte, non l‘ho mai fatto, perché mi piace troppo la mia libertà. E se mai dovessi farlo, in caso di elezione mi comporterei da commercialista, ovvero amministrerei la città da imprenditore, e non da politicante.


La Basilicata è martoriata dallo spopolamento. L’Università riesce a svolgere quel ruolo di roccaforte della cultura e della formazione alla quale è destinata?
Zero e porto zero. Non la vedo un’attività inserita nel nostro contesto sociale, bensì fine a se stessa. Non mi sembra ci sia un incontro Università-Associazioni-Ordini Professionali-Imprenditoria. Ne deriva che –ahimè- non si cresce. Insomma, ho la vaga impressione che pur avendo in Basilicata la facoltà di economia aziendale nulla si fa per far crescere nel contesto imprenditoriale una maggiore cultura d’impresa.


Molto spesso in queste interviste, da parte di chi ha qualche capello bianco in più, emerge un senso di nostalgia per la “Potenza che fu”.
Anch’io ho un grande senso di nostalgia. Potenza, una volta, “tenìa i port apert”, adesso le porte sono chiuse.


Cioè?
L’istituzione della Regione ha fatto sì che Potenza, intesa come nucleo abitativo, includesse tutta la provincia. Ciò ci ha portato all’assunzione di un certo “provincialismo” che … sì, ci ha fatto tornare indietro.


Si riferisce solo alla città in sé o anche al “palazzo” e agli uffici?
Beh, sì, se pensiamo a tutta quella politica dei “paesani” (ride). E infatti, dare l’incarico di assessore a persone di fuori regione è di un provincialismo che fa paura!


Il film che la rappresenta?
“La vita è bella” di Roberto Benigni.


Il libro?
“Il Potere logora, ma è meglio non perderlo”, di Giulio Andreotti.


La canzone?
“Nel Blu dipinto di Blu”. Un inno alla libertà.


Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Data di nascita e di morte, come sulla tomba di mio padre. Lui sì che era un grande uomo. Si era laureato all’Università del Marciapiede.