- Antonella Sabia
- Sabato, 30 Dicembre 2017 11:03
Ha fatto il suo dovere, mettendo in discussione le autorità e l’operato di diversi enti, ma il conto da pagare è stato pesantissimo: da tenente della polizia provinciale declassato a guardiano di museo per aver raccontato, fra i primi, certi effetti del petrolio in Basilicata: per “aver disonorato la divisa che indossava” come invece è stato detto da chi lo accusava, catapultandolo così in una vera e propria “odissea italiana”.
Stiamo parlando del tenente Giuseppe Di Bello, a cui è stata consegnata una medaglia d’oro su iniziativa spontanea di alcuni cittadini del capoluogo, presso la sede del Teatro Minimo di Basilicata a Potenza. «La motivazione che ci ha determinati ad assumere questa iniziativa -scrivono gli organizzatori in una lettera- è molto semplice, si fonda su due principi: la consapevolezza che la Basilicata non può continuare ad essere considerato un “posto qualsiasi” perché essa è casa nostra e l’esercizio della responsabilità che non è una parola neutra ma una parola seria. Il Tenente Di Bello è riuscito a testimoniare entrambi i principi “limitandosi” ad adempiere ad un dovere senza la tentazione di girarsi dall’altra parte. Siamo qui, dunque, per raccogliere il messaggio che Giuseppe ha lanciato al nostro tempo e al nostro mondo e cioè di non smettete mai di dissentire, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni. Giuseppe sa bene, come noi del resto, che non esiste la verità assoluta, ma sa anche che nessuno può obbligarci a smettete di pensare. E oggi testimoniamo a lui che chi è in grado di affrontare le difficoltà, spariglia l’apparenza e raccoglie consapevolezza e forza. Quel che è accaduto a Giuseppe è, dunque, un monito a non proseguire sulla strada del disinteresse, dell’omologazione, dell’astensione che incarna il fragile punto di equilibrio tra poltrona e antica fedeltà. Perché quelli che vivono sempre nel mezzo, che non scelgono, che non si sbilanciano, che sono attenti a non fare mosse per non sbagliare, sono i peggiori e sono anche inutili».
Tenente , la sua storia rappresenta un paradosso. “Qualcuno” negli anni passati aveva detto che in un Paese serio le avrebbero dovuto consegnare una medaglia, e oggi questo sta avvenendo. Cosa si prova ricevere questa medaglia oggi e cosa sente a distanza di quasi 8 anni dall’accaduto?
Grande emozione, grande commozione, ma anche ristoro rispetto alle vertenze e alle lotte che ho portato avanti. Vuol dire che non sono cadute nel vuoto, ma i cittadini le hanno accolte, le hanno sviluppate, le hanno metabolizzate, facendole proprie. Quindi vuol dire che il percorso che ho intrapreso sta dando i suoi frutti ed è la cosa più bella del mondo.
Cosa si prova a vivere in un paese in cui la giustizia talvolta funziona al contrario? Neanche un mese fa, abbiamo trattato il caso di Enzo Tortora, anche lui vittima del sistema.
Beh il caso di Enzo Tortora era un evidente scambio di persona, nel mio caso io ERO la persona, perché avevo “osato” andare ad indagare in luoghi in cui nessuno c’era mai andato, nè l’Arpab, né l’Asl, così come anche la Regione Basilicata o altri istituti che avrebbero potuto e dovuto farlo. Si è scatenata la caccia all’uomo. Addirittura all’inizio si parlava di procurato allarme, e fu proprio la classe politica a dire che bisognava utilizzare il pugno di ferro contro quelli che procuravano allarme, considerando che allora erano in tanti a sostenere che era stata acclarata la sostenibilità delle estrazioni petrolifere in Basilicata.
Il procurato allarme, si è poi rivelato realtà...
Infatti poi cambiarono la natura del reato, da procurato allarme a rivelazione di segreto d’ufficio, proprio perché pochi mesi dopo morirono migliaia di pesci. Per quanto riguarda il mio lavoro, sono trascorsi quasi otto anni, 2765 giorni, 395 sabati e 395 domeniche passati a non ricevere quanto era legittimo, penso sono tanti. Se penso poi che dovevo diventare maggiore otto anni fa, mi hanno bloccato anche le progressioni di carriera perché nel corso di questi anni io non ho potuto fare neanche gli aggiornamenti professionali. Credo di essere stato trattato come il peggiore dei criminali, nel 2012 mi volevano licenziare, la loro intenzione era quella.
Oggi la presenza di tutte queste persone è per lei motivo di soddisfazione?
La mia protezione personale dipende dei cittadini, che io ringrazio dal più profondo del cuore con tutta la stima e tutto l’affetto che posso dimostrare, sono persone che spontaneamente hanno fatto questo gesto, io non ne ero al corrente, ed è motivo di grande soddisfazione per me.