- Antonella Sabia
- Sabato, 05 Maggio 2018 11:00
L’obiettivo di questa stagione calcistica qual è? Vincere il campionato, senza dubbio.. La prova è al tavolo qui a fianco (il bomber Carlos Franca appena giunto a Potenza - ndr).
Furono queste le parole di Salvatore Caiata nella rubrica settimanale “Indovina chi viene a pranzo?” di Walter De Stradis. Era solo il 9 settembre, ed era presidente del Potenza Calcio da soli 2 mesi. La promessa è stata mantenuta, pur portandosi sempre dietro la sua popolare scaramanzia, tra grattatine pubbliche e quello zainetto in spalla, mai aperto fi nora. Il Potenza fi nalmente dopo 8 anni torna in Serie C, ma se c’è una cosa ancora più incredibile è che il presidente Caiata è riuscito a scuotere una città intera. Come un vero “Salvatore”, è ritornato nella sua città per stimolare una cittadinanza sonnolenta e una tifoseria annoiata da continui insuccessi. Sempre nell’intervista, Caiata diceva: “Potenza è bellissima quando stai fuori, insoddisfacente quando la vivi. Ultimamente la città è andata pian piano morendo, e non vorrei che prevalesse questo senso di rassegnazione. Bisogna “riaccendersi”. Ci ha pensato lui, alla sua prima esperienza nel mondo del calcio, consapevole della responsabilità di cui si andava a caricare. “Questa per me è una vera sfi da. Il calcio è un’azienda come tutte le altre, ma tuttavia ha una grande “responsabilità sociale”. Signifi ca che tu vai a infl uire sulla vita e sulle emozioni degli altri. Questo vale per i risultati, però, mentre per la gestione economica il calcio è un’azienda come le altre: puoi decidere di guadagnare, di andare in pari o persino di perderci, se ciò che ti interessa è la “visibilità”. Io non ho altri scopi all’infuori di divertirmi, far divertire e restituire alla città un senso di appartenenza, che si stava un po’ addormentando”. Non ci è dato sapere se oggi Salvatore Caiata ci abbia economicamente guadagnato, pareggiato o perso, investendo nel Potenza; è certo però che il suo carisma, la sua voglia di fare, lo hanno ripagato anche in politica, “regalandogli” un posto in Parlamento come Onorevole alle elezioni del 4 marzo scorso. Parlavamo di carisma, aggiungiamo anche una buona dose di lungimiranza e un pizzico di fortuna, ma Salvatore Caiata non ha assolutamente paura a mostrarsi esattamente come è: è diventata virale la sua intervista alla fi ne della prima gara (Cavese-Potenza vinta per 3-0) in cui «sono “esploso” dopo tanta “compress i o - ne”», ma come ha raccontato anche mister Nicola Ragno durante la sua intervista a pranzo «il presidente Caiata mi ha chiamato di domenica mattina, alle nove meno un quarto! (Adesso che lo conosco ho capito che per lui è normale)». Eh sì, è cominciato tutto come uno scherzo, ma alla fi ne si è rivelato tutto maledettamente vero. «Pensavo fosse uno scherzo. L’ho fatto parlare molto e poi ho capito che era lui. E così il Presidente mi ha chiesto. «Mister, tu ne hai vinti nove di campionati: hai ANCORA voglia di vincere? ». E io gli ho spiegato che i record ottenuti ti invogliano a batterne altri: non ho ancora vinto due campionati di seguito in serie D. E lui mi ha detto: «Bene, ci vediamo martedì». Uno dei chiodi fi ssi del Presidente è stato proprio Nicola Ragno, tecnico di Molfetta, un vincente per vocazione. Alla sua decima promozione, la seconda di fi la in Serie D. Lo abbiamo imparato pian piano a conoscere, con il passare dei mesi. Caparbio, meticoloso e attentissimo ai particolari ma assolutamente mite, cordiale e sempre misurato. Infatti durante l’intervista del 23 dicembre, subito dopo i passi falsi di Gravina, Picerno e Nardò disse: «Non mi sono esaltato dopo tutte quelle vittorie di fi la, ma non mi sono nemmeno demoralizzato dopo quelle tre partite senza successo. Mia moglie mi rimprovera sempre: «Vinci e non ridi; perdi e non piangi; pareggi, men che meno…». Il fatto è che io sono sempre proiettato sulla partita successiva. Vuol dire che mi sfogherò alla vittoria del campionato. (Sorride) Ma posso garantirle una cosa: io non mollo mai». E lo sappiamo, caro mister, che non molli mai. Non hai mai mollato, nonostante tutti gli “scherzi” che la vita ti ha fatto. E oggi questo altro campionato vinto, con costanza e grande merito, è una nuova seppur piccola rivincita personale. Ma mister Ragno non è l’unico ad avere qualche conto aperto con la vita; perché anche l ’ a l - tro chiodo fi sso di Caiata, di cose ce ne ha raccontate tantissime. Parliamo ovviamente di Carlos França, che non è stato solo un punto di riferimento nel rettangolo verde, ma è diventato un vero e proprio testimonial del “ritorno alla vita”. È cosa nota il suo fi uto del gol, con una media di realizzazioni altissima, e l’indimenticabile rovesciata contro il Cerignola. È ancora più nota però la sua vicinanza a Dio, e il sorriso sereno con cui ci ha raccontato la sua malattia. «La mia ragione di vita, dopo aver conosciuto Gesù e aver iniziato un rapporto intimo con Lui, è quello di trasmettere il Suo amore e portare le persone da Lui. L’ho conosciuto veramente solo nel 2007, dopo il tumore alla schiena. Dopo l’intervento, quando mi sono reso conto dei problemi importanti, non avevo più forza e non sapevo più come andare avanti. Il mondo mi è crollato addosso, insieme a tutti i miei sogni. Allora ho cominciato questo percorso grazie a mia moglie, che mi aveva sempre parlato di Gesù, quando io non ne volevo sapere. Da quel momento, però, ho scelto di affrontare tutti i miei problemi con Lui. Ho capito il Suo messaggio, presente nel Vangelo, che è quello della salvezza. Da allora, cerco di trasmetterlo agli altri ». E pensare che a 38 anni un giocatore normale avrebbe già appeso le scarpe al chiodo, mentre Carlos conta 25 reti stagionali, 228 in carriera, e per lui il Presidente Caiata ha in mente un altro anno di calcio giocato e poi…«Il mio futuro appartiene a Dio (sorride). Abbiamo un accordo, per farmi giocare un altro anno. Salendo di categoria, questi accordi ovviamente non valgono, però ciò che conta è quello che ci siamo detti. Faremo il punto della situazione per capire le intenzioni della società. Ho seguito il corso da direttore sportivo, perché non ho tantissimi anni da giocare ancora, e perciò inizio a prepararmi per qualcosa che potrà venire dopo. Vediamo cosa succede». Altro ospite della rubrica “Indovina chi viene a pranzo?” fu Gennaro Esposito, capitano e colonna portante del Potenza Calcio. Era il 21 ottobre e la parola d’ordine di capitan Esposito era “restare calmi”. A distanza di mesi dalla sua intervista, siamo qui a parlare di un campionato dominato e vinto con una giornata d ’ a n t i c i p o ; ma Gennaro Esposito però a Potenza aveva vissuto anche la stagione p r e c e dente, che , aveva visto invece materializzarsi solo un’anonima salvezza alla penultima giornata. E il capitano rossoblù, raccontava a soli due mesi dall’ i n i z i o della stagione il segreto di questo straordinario gruppo: «Rimanere con i piedi per terra, sempre. E credere soprattutto nel gruppo: siamo insieme da due mesi, ma sembrano anni. Il mister è capace di tenerci sempre motivati e a tremila. Il Presidente mi manda sempre dei messaggini con cui mi invita a dimenticare la vittoria appena ottenuta, e a pensare alla prossima». E in merito al Presidente: «Caiata lo conosco dai tempi in cui giocavo a Siena. Andavo sempre a pranzo da lui con Ciccio Colonnese, nel suo locale a Piazza del Campo. Già lo scorso anno si era avvicinato al Potenza per prenderne una quota. Ricordo che dissi a Vincenzo Pepe «Se entra Caiata in società, ci possiamo togliere delle belle soddisfazioni». Parola di capitano!