- Redazione
- Sabato, 30 Maggio 2020 08:54
Cari Contro-Lettori,
ci chiama un anziano lettore e ci dice: «La situazione è seria, scrivetelo sul giornale». Come ha ragione. Un presidente di Regione politicamente debole, veterano delle caserme, ma “spina” (come si dice in gergo militaresco) nei Palazzi del Potere, è facilmente orientabile dai suoi navigati (quelli sì) attendenti e ufficiali, ed è una grave zavorra per il territorio. Anche in presenza delle sue buone e genuine intenzioni. Brutale a dirsi, ma è così. Si guardi, per dirne una, a ciò che è successo in settimana coi sindacati lucani. Qualcosa che ha dell’incredibile. In un momento come questo per la Basilicata, che definire tragico è meno di un eufemismo, finalmente si erano seduti allo stesso tavolo –cosa mai successa in un anno- Regione, sindacati e parti datoriali. Oggetto degli incontri: “come dobbiamo cernere questa farina”, come si dice da noi, cioè, come affrontare questa grave crisi economica, produttiva e sociale. Si parla dunque, via via, di industria, edilizia, commercio, turismo, pmi, agroindustria e cooperative sociali. Tutto sembra andare per il meglio, il confronto coi sindacati pare costruttivo, sennonché, dopo il primo tavolo, il Governatore Bardi si alza, se ne va in consiglio regionale e spara a zero sulle sigle: parla addirittura di vecchie “logiche ottocentesche”. Gravissimo, in un momento del genere, e inspiegabile, nel bel mezzo di una serie di confronti vitali. I segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil (Summa, Gambardella e Tortorelli), sbigottiti, non se la tengono: «Il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi non sa di cosa parla», è la signorile risposta, a mezzo stampa, all’inspiegabile schioppettata da terga del Generale. Ma è la verità, a quanto pare. Chi era presente, infatti, da noi contattato, ci riferisce che all’indomani del discorso in consiglio regionale, Bardi è stato subito affrontato –de visu- dai tre segretari, che gli hanno chiesto conto del perché di quelle parole velenose e avventate: il Governatore, ci riferiscono, è apparso sorpreso e imbarazzato, e avrebbe affermato di non pensare quelle cose, e di essere interessato a un confronto costruttivo (cosa che in effetti si stava GIA’ verificando); i tre segretari sindacali, allora, capita l’antifona (quel discorso a Bardi gliel’avrebbe scritto qualcuno, un qualcuno che evidentemente o ci è o ci fa), pur avendo inteso rispondere per le rime, hanno accettato di proseguire la tre giorni, al termine della quale -unitamente al Generale- si sono detti soddisfatti, soprattutto per il metodo di confronto, ritenuto utile. Tutto è bene quel che finisce bene? Manco per sogno, se davvero (e sarebbe gravissimo) c’è un Presidente che legge incautamente discorsi scritti, coi piedi, da qualcuno dei suoi (ben pagati) collaboratori: se così è, che allora il Governatore si svegli una volta per tutte e –lo ripetiamo per l’ennesima volta- si renda conto di chi ha intorno, perchè se lui è benintenzionato e disinteressato, non sempre si può dire lo stesso del resto del mondo. A cominciare da certi condomini del suo Palazzo. Walter De Stradis
Walter De Stradis