editoriale0902

Cari Contro-Lettori,

la giunta regionale della Basilicata
ha deliberato di richiedere
alla Presidenza del Consiglio
dei ministri “per il tramite del
Dipartimento nazionale della
Protezione civile” la dichiarazione
dello stato di emergenza per il
territorio del Comune di Pomarico,
colpito il 29 gennaio scorso da un
importante evento franoso. Nel
provvedimento viene ricordato
che “la Regione Basilicata ha già
provveduto allo stanziamento di
un importo di 160 mila euro, per
far fronte alle prime spese relative
al soccorso alla popolazione”.
La richiesta di dichiarazione
di stato di emergenza tuttavia
avviene affi nché vengano disposti
“immediati interventi per la messa
in sicurezza dell’area interessata
dal vasto movimento franoso”.
Signori, qui c’è qualcosa che non
torna, almeno al nostro cervellino
ristrettosi per il freddo.
«Oggi – spiega infatti un altro
“piccolo” sindaco lucano
incazzato, Michele Laurino di
Sant’Angelo Le Fratte (Pz)–
non possiamo più attendere,
nonostante i progetti defi nitivi
ed esecutivi che ogni comune
ha segnalato e candidato da
ormai un decennio a questa
parte, sia al ministero che alla
Regione Basilicata; ancora oggi
ogni Comune ha strade chiuse
(contrade completamente isolate
da anni), abitazioni sgombrate,
con cittadini senza la propria
abitazione e con un territorio
pieno di dissesti idrogeologici,
segnalati. (…) Tutto questo
con la consapevolezza che
questa Regione ha in dotazione
fi nanziaria circa 150 milioni di
Euro sul dissesto idrogeologico,
se non di più. Un governo
regionale degli ultimi cinque
anni dimostratosi incapace di
programmare e spendere neanche
quei fi nanziamenti a disposizione
che altre regioni hanno distribuito
sui loro territorio, cercando
di fare prevenzione e non solo
emergenze, come sta accadendo
nella nostra regione (vedasi
Pomarico ecc.)». Dice Laurino:
«Questa Regione ha messo in
ginocchio i nostri Comuni al punto
tale da non potere fare neanche
attività di manutenzione ai nostri
territori, addirittura neanche
quelli ordinari, nonostante i
Milioni di Euro, tra fondi Europei
e Ministeriali in Dotazione».
Insomma, se quel che Laurino
dice è vero, ne emerge e ne
consegue che la Regione, pur
avendo soldi a disposizione
per fare anche prevenzione, si
“sceta” solo dopo il disastro, e –
ripetiamo, pur avendo fondi non
spesi a disposizione- non trova di
meglio che battere cassa alle porte
del Minstero?
Se è così, aveva ragione
l’etnomusicologo Luigi Cinque
e scrivere in un suo libro che
i Meridionali (in questo caso
i Lucani), trasferitisi in massa
dalle campagne e dai paesi nelle
città, avevano “traslato” le loro
processioni, dal Santuario sul
monte ai palazzi del Potere.
Sempre per chiedere “Il
Miracolo”.
Di meglio, i nostri politici
regionali che bussano a Roma,
evidentemente non sanno fare.

Walter De Stradis