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di Antonella Sabia

 


Resterà in carica fino a marzo 2026, perché, come scritto nella Delibera dal Consiglio Superiore della Magistratura, “si è rivelato dirigente di sicura competenza e in possesso di doti organizzative che gli hanno consentito di assicurare funzionalità ed efficienza all’ufficio”.
Tra gli onorevoli ospiti delle interviste in podcast dei ragazzi del Liceo Scientifico Galilei di Potenza, nell’ambito del progetto sulla legalità voluto e incentivato dal Ministero, anche il Procuratore Capo della Repubblica, a Potenza, dott. Francesco Curcio, originario di Polla (Sa), che, come ha riferito, “è vicina sia in termini di distanza, ma anche come cultura; faceva parte di quella che era la Grande Lucania, qui mi sento assolutamente a casa mia”.
Curcio è stato in passato Sostituto alla Procura di Napoli ed è stato il titolare di numerose e importanti inchieste. Su tutte quella denominata “P4“, l’indagine su una presunta associazione a delinquere che avrebbe operato nell’ambito della pubblica amministrazione e della giustizia con nomi eccellenti. Inoltre, ha dedicato parte della sua carriera alle indagini sui vertici dei Casalesi, e sui rapporti tra il clan Zagaria e la Banda della Magliana per le attività di riciclaggio.
“Stare qui a Potenza è entusiasmante per me –ha raccontato agli studenti del Galilei- sono felice di lavorare tra la mia gente, nella mia terra; speri di dare un contributo alla crescita dei territori in cui sei nato e vissuto. Il distretto di Potenza, ragionando in termini di geografia giudiziaria, comprende non solo la Basilicata, ma anche una fetta piuttosto ampia della provincia di Salerno, la competenza infatti si estende anche a tutta la valle di Diano, oltre al basso Cilento, da Sapri a Vibonati”, ha affermato lo stesso Curcio.
A più riprese si è sentito parlare di Basilicata come isola felice, ma a riguardo il Procuratore di Potenza dice: “Che sia un territorio ricco di straordinarie bellezze naturali, ma anche di borghi medievali, l’abbiamo detto sin dall’inizio, ma la criminalità è presente in Basilicata come nelle altre regioni. Tra l’altro, confiniamo con Calabria, Campania e Puglia,regioni ad alta densità mafiosa, perciò siamo particolarmente esposti. In più esistono delle organizzazioni composte da lucani che riteniamo di tipo mafioso, dall’alto Vulture-Melfese fino alla costa Jonica. Talvolta, più si parla di un’isola felice, più induciamo criminali di altre zone a venire da noi”.
Il lavoro in capo al ruolo di Procuratore è articolato su più livelli. Si conducono infatti
processi e indagini che non riguardano solo aspetti della criminalità, ma anche relativi al Codice Rosso, vale a dire violenza familiare, violenza sulle donne, oltre a quelli perpetrati dai “colletti bianchi”. “Oltre alle indagini, poi, c’è il problema dell’organizzazione di un ufficio composto da oltre 100 persone, pertanto è necessario che lavorino in sinergia, da squadra, perché da soli siamo nulla”, dice Curcio.
“Fino a due anni fa la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) era presente in tutte le regioni italiane, fatta eccezione della Basilicata, Sardegna e forse la Valle d’Aosta, - continua il procuratore. Ci siamo quindi messi al pari degli altri, con un reparto di polizia specializzata alla conduzione di indagini sulla criminalità organizzata. È fondamentale conoscere il territorio e sapere quali sono le presenze criminali in quel territorio, bisogna poi svolgere le indagini attraverso le intercettazioni, che con gli strumenti digitali oggi a disposizione sono diventate sempre più difficili. Prima esistevano soltanto i telefoni, oggi ci sono sofisticati strumenti telematici. Ci stiamo attrezzando per cercare di risalire anche a strumenti quali Telegram, Messenger, lo stesso WhatsApp che è difficile intercettare. Questo perché non sono gestiti da provider italiani e quindi richiedere dei dati diventa complicato e in generale sono poco collaborativi. Abbiamo comunque dei tecnici molto bravi, ma per essere sempre al passo, bisogna investire molto per formare il personale della Polizia giudiziaria, molti reati oggi si consumano proprio in rete, penso alla pedopornografia che viaggia sul dark web”.
Negli ultimi mesi, in particolare nella provincia di Potenza, più volte si è parlato di operazioni antidroga che sempre più spesso vedono coinvolti giovani, anche minorenni, sempre più attratti da queste forme di devianze. A tal proposito, afferma il Procuratore Curcio: “Una volta vi era un controllo familiare e sociale sul giovane che purtroppo oggi non c’è più, è diventato quasi impossibile decifrare la vita di un giovane, ma sarebbe necessario quantomeno per scongiurare che si scivoli in mondi, contatti, amicizie pericolosi. C’è quindi un minore controllo, ma anche una maggiore diffusione: sul mercato ne arriva di più a prezzi sempre più contenuti. Sarebbe opportuno ci fosse maggiore collaborazione tra gli stessi giovani, attraverso azioni di coraggio, immagino che denunciare potrebbe significare essere additati dagli altri compagni come, diciamo così, degli “infami”, se vogliamo mutuare una parola dal mondo criminale. In realtà, state solo facendo il vostro dovere di cittadini. Perciò bisognerebbe iniziare a pensare che collaborare non significa tradire, ma aiutare un amico”.
Con il tempo, atteggiamenti di furbizia, disonestà sembrano aver assunto le sembianze di valori, rispetto a quelli che sono realmente i principi di un individuo. “Seguire le regole è faticoso, quindi le persone cercano sempre dei modi per raggiungere i loro scopi, spesso anche attraverso delle scorciatoie. Lo dico sempre quando incontro i ragazzi, la legalità pare un po’ noiosa, magari è più divertente lasciarsi andare all’ “estro” e alla “fantasia”, ma sempre purché non si violino le regole. La legge ha però anche un grandissimo pregio, è uguale per tutti, non ci sono figli e figliastri, ci sono delle regole e tutti devono rispettarle”, conclude il Procuratore Capo della Repubblica di Potenza, dott. Francesco Curcio.