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avvSINGETTA

DIRITTO DI REPLICA - La settimana scorsa, su queste pagine, abbiamo pubblicato le rettifiche chieste ex lege dal giudice Gerardina Romaniello, a proposito del coinvolgimento suo e del marito, il dottor Saponara del San Carlo, nelle discussioni maturate a seguito delle notizie diffuse sulla cosiddetta “controregistrazione”, di cui la stampa ha dato ampio risalto, che la immortalerebbe col coniuge, nell’atto di discutere con una giornalista circa la pubblicazione del contenuto del celebre “audio shock” del dottor Cavone, relativo alla morte della signora Presta all’ospedale San Carlo di Potenza, documento che ne aveva sollevato il caso a livello mediatico.

Nel suo intervento sul nostro giornale, la Romaniello parlava di “audio manipolato” (quello che la riguarderebbe) e di una macchinazione preordinata ai suoi danni. L’avvocato Alessandro Singetta (nella foto), intervenuto in precedenza anch’egli nel dibattito sul nostro settimanale, citato nella richiesta di rettifica della dottoressa Romaniello, ritiene di essere stato chiamato in causa impropriamente e ha chiesto anch’egli, invocando le norme di legge (art.8 L. 47/48), di poter replicare, onde ribadire il tenore dei suoi interventi (una lettera, del 9.07.16 ed un’intervista del 16.07.16) e la posizione da lui assunta nell’ambito della discussione, che egli tra l’altro considera comunque lungi dall’essersi esaurita con la rettifica della Romaniello, poiché nella stessa lei «non nega assolutamente il colloquio con la giornalista». «Devo dire –scrive infatti Singetta- che non ho ben compreso quali siano le parti dei miei scritti che la dott.ssa Romaniello (che, lo ricordo, per la vicenda legata a quella che la stessa ritiene sia stata un’indebita diffusione della registrazione è stata oggetto, da parte del C.S.M., di un procedimento conclusosi con una condanna alla sanzione disciplinare della censura) chiede siano rettificati, anche perché tutte le valutazioni espresse dalla stessa, non mi sembra siano frutto di un accertamento giudiziario “definitivo”, ma solo giustificazioni di parte che la dott.sa Romaniello, come ogni imputato, indagato, incolpato o persona comunque tirata in ballo, può tranquillamente esporre. Nel merito, tuttavia, (anche volendo sorvolare su quanto prima detto) non ho notato alcun punto della ricostruzione della predetta che smentisca o si porga in contrasto con quanto da me affermato. Ricordo che, sostanzialmente, nei miei due interventi mi sono limitato a dire che “la situazione della dott.ssa Romaniello deve essere chiarita al più presto. Non è possibile che continui a svolgere le sue funzioni… senza che si chiarisca prima se è coinvolta o meno nel “complotto” mediatico o se invece vi è stata una manipolazione della registrazione a suo danno”. Anche nell’intervista rilasciata a “Controsenso” il 16.7.16, ribadivo lo stesso concetto: ovvero, che la situazione che riguardava la dott.ssa Romaniello, proprio per il ruolo delicato dalla stessa ricoperto, richiedeva interventi tempestivi da parte del CSM e delle istituzioni competenti: “occorreva avviare un giudizio molto rapido per chiarire una volta per tutte, la sua posizione (ovvero se le cose siano andate veramente così o se ci sia stata una manipolazione dell’audio) o almeno dirle di attenderlo: per il momento, cioè, dovrebbe essere messa in panchina”. Posizione, mi sembra, assolutamente garantista e volta a tutelare non solo gli utenti del servizio giustizia, ma la stessa dott. ssa Romaniello, coinvolta in una vicenda che – ancora oggi – conserva molti lati oscuri». «Ritengo, pertanto –conclude Singetta- di aver soltanto espresso le mie opinioni, avvalendomi di diritti costituzionalmente riconosciuti che la vigente Costituzione, per quanto mi risulta, non limita nei confronti dei magistrati. Se poi la dott.ssa Romaniello ritiene che prendere posizione pubblicamente nei confronti di un giudice sia proibito, è una valutazione “figlia” dei tempi che viviamo».

 

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