- Redazione
- Sabato, 11 Febbraio 2023 08:34
LO SPECIALISTA RISPONDE
Terapia del dolore: le azioni
concrete contro il “vuoto assistenziale"
Sei domande
al dottor
Antonio Giardina,
Responsabile
dell’UOSD
"Terapia del
Dolore" dell'AOR
San Carlo
Sabato 11 febbraio ricorre la Giornata
Mondiale del Malato, istituita da
Papa Giovanni Paolo II nel 1992, che
pone l’attenzione non solo al singolo
malato, ma inevitabilmente anche
su coloro che assistono chi, in prima
linea, combatte la malattia. Quale
miglior occasione per fare luce su un
ambito della medicina il cui scopo
principale è senza dubbio migliorare
la qualità di vita di un paziente
affetto da una malattia grave e/o
cronica, non oncologica. A condurci in
questo mondo, il Responsabile della
UOSD “Terapia del Dolore” dell’AOR
San Carlo di Potenza e coordinatore
della Rete Aziendale, Dr. Antonio
Giardina, che ci fa presente sin da
subito che “I pazienti con dolore
cronico rappresentano più del 25%
della popolazione, che il dolore
acuto e cronico rappresenta uno dei
motivi di maggior assenza sul posto di
lavoro, e che interessa molto spesso le
persone più anziane e fragili, quando
si è impossibilitati a intervenire
chirurgicamente per via di gravi
patologie concomitanti”.
1- In che cosa consiste la terapia
del dolore e chi la esegue?
Fondamentalmente si basa su un
insieme di tecniche che vanno dall’uso
dei farmaci a tecniche infi ltrative,
fi no ad arrivare a tecniche di neurostimolazione
e neuro-modulazione per
cercare di alleviare le sofferenze di un
paziente con dolore acuto e cronico,
non oncologico. I terapisti del dolore
sono anestesisti-rianimatori che nel
corso della loro specializzazione
e successiva formazione hanno
approfondito le tematiche sul dolore.
Facciamo subito una distinzione,
perché esiste il dolore oncologico che
viene trattato con cure palliative,
mentre il dolore non oncologico,
acuto e cronico, viene trattato con
la terapia del dolore. All’interno
dell’ospedale San Carlo questi due
percorsi sono ben differenziati, perché
purtroppo le cure oncologiche hanno
un inizio e una fi ne; mentre trattare
il dolore cronico diventa molto più
impegnativo per l’aspettativa di vita
dei pazienti, che è notevolmente
aumentata e, per svariati motivi,
non tutti possono essere sottoposti a
interventi chirurgici, o non sempre gli
stessi diventano risolutivi, anzi, spesso
ci si trova di fronte a complicanze o
a insuccessi. A livello nazionale, la
Legge 38/2010 garantisce l’accesso
alle cure palliative e alla terapia del
dolore a tutti i cittadini, nel rispetto
della dignità e dell’autonomia
della persona umana, dell’equità
nell’accesso all’assistenza e della
qualità delle cure, differenziando,
di fatto, i due percorsi. Nel 2012 la
Regione Basilicata ha recepito questa
legge. Nel corso degli anni questa
sensibilità al dolore è cresciuta, fi no
ad arrivare a riconoscere in termini
tecnici un Codice di Disciplina della
Terapia del Dolore.
2- Quali sono le patologie più
frequenti?
Il dolore cronico si può descrivere
come cortocircuito delle vie
elettriche che conducono in dolore
nel sistema nervoso. Normalmente,
in caso di dolore acuto, vi è quindi
uno stimolo che dai nervi periferici
giunge al sistema nervoso centrale,
che lo codifi ca, e rimanda in periferia
il “sintomo dolore”. Quando questa
causa non si risolve in breve tempo,
queste vie vanno in cortocircuito,
e quindi il dolore si cronicizza e il
sintomo dolore diviene una malattia
vera e propria, qualsiasi ne sia la causa
originaria. Il compito del Terapista del
Dolore è quindi cercare di controllare
il sintomo dolore e rompere il
cortocircuito attraverso l’utilizzo
di farmaci, tecniche infi ltrative e
tecniche interventistiche, che agiscono
sui nervi periferici, fi no ad arrivare al
posizionamento di elettrostimolatori e
“device a permanenza” che cercano di
mantenere duraturo questo controllo
del cortocircuito del sistema nervoso.
La tipologia di pazienti che afferiscono
nei nostri ambulatori , soffre di dolori
acuti e cronici di natura benigna
osteoarticolare polidistrettuale
(ginocchio, anca, spalla etcetc),
lombosciatalgie, dolori lombosacrali
(faccette articolari,dolore sacroiliaco),
o si tratta di pazienti con fallita
chirurgia ortopedica e vertebrale. Ci
sono poi tutte le patologie di origine
neuropatica, che comportano dolori
severi e lancinanti (nevralgia del
trigemino, Herpes Zooster) e poi ci
sono delle sindromi croniche che
abbiamo iniziato a trattare già da
diversi anni, con discreti risultati,
come la fi bromialgia, il dolore pelvico
cronico, la vulvodinia, coccigodinia
e tutte le sindromi che hanno come
dolore il sintomo principale e che
comportano una riduzione sensibile
della qualità di vita.
3 - Al San Carlo c’è un reparto o
solo un ambulatorio? Come arriva il
paziente da voi?
È un’Unità Operativa Semplice
Dipartimentale dal 2015 e con posti
letto di degenza post-operatoria
da novembre 2021, ma è anche
ambulatorio che lavora 12 ore al
giorno. L’AOR San Carlo è organizzata
in maniera molto effi ciente e ci tengo
a sottolineare che tutto questo è stato
possibile grazie al Direttore Generale,
ing. Spera e a tutta la Direzione
Strategica, che ha creduto in questo
progetto e insieme abbiamo aperto un
ambulatorio di Terapia del Dolore in
ogni presidio ospedaliero aziendale,
gestito da colleghi molto competenti,
nel rispetto delle indicazioni regionali
di una rete organizzata nel sistema
Hub and Spoke, vale a dire con un
centro e le sue periferie. Al San Carlo,
che è anche Hub Regionale di Terapia
del Dolore e quindi centro regionale
di riferimento di tutta la Regione
Basilicata, eseguiamo prestazioni
ambulatoriali quotidianamente,
tre sedute chirurgiche a settimana;
mentre negli ambulatori di ogni
presidio c’è un anestesista, da me
formato, una volta a settimana. I vari
presidi si occupano di fare la prima
visita e trattamenti base e se vi fosse
la necessità di applicare tecniche
più specifi che, il paziente verrebbe
centralizzato sul presidio di Potenza.
Per accedere all’ambulatorio serve
una ricetta del medico curante con
dicitura“visita di terapia del dolore”,
e successiva prenotazione presso il
CUP in ogni presidio aziendale.
4 - Che tipo di farmaci vengono
utilizzati? Devono essere
somministrati necessariamente dal
personale o si possono utilizzare in
autonomia?
Il dolore cronico si tratta
principalmente con i farmaci
oppiacei, su questo è intervenuta la
Legge 38 eliminando tanti cavilli del
passato, e gli stessi possono essere
acquistati tramite ricetta rossa. Mi
preme sottolineare che non bisogna
pensare che tutti i pazienti diventino
“tossico-dipendenti”, e questo proprio
perché sono nelle mani di specialisti.
Inoltre, si utilizzano tutti quei farmaci
in grado di ingannare in sistema
nervoso centrale in virtù del discorso
fatto in precedenza. Da diversi anni,
inoltre, utilizziamo anche la cannabis
terapeutica, che -ormai è acclaratonel
dolore cronico riesce a migliorare
notevolmente la qualità di vita.
5 - Al San Carlo quali tecniche
chirurgiche possono essere
effettuate?
Al momento si svolgono tutte le
tecniche chirurgiche di neurostimolazione
e neuro-modulazione dei
nervi periferici di tutte le articolazioni;
si effettuano procedure sulla colonna
vertebrale di diversa importanza e
complessità, a seconda dei casi clinici.
Le procedure avvengono in Day Surgery
o in regime di ricovero ordinario. Si
tratta di tecniche mininvasive che
danno risposte concrete al paziente
con dolore cronico. Torno a ribadire
l’importanza dell’intuizione del
Direttore Spera, che dall’inizio
del suo insediamento, anche come
Commissario, ha creduto nel progetto,
poi rinviato a causa della Pandemia e di
altre contingenze. A settembre 2021,
poi, sono stati aperti gli ambulatori
periferici, mentre da novembre 2021
abbiamo iniziato l’attività chirurgica
e a oggi ne contiamo oltre 500,
numeri importanti per una regione
come la nostra, considerando che in
precedenza i pazienti erano costretti
ad andare fuori regione. La mia équipe
è formata oltre che da me, da altri
quattro anestesisti presso il presidio
di Potenza, che dedicano parte del
loro orario di servizio settimanale
alla Terapie del dolore, ma sono nel
servizio di Anestesia e Rianimazione
gestito dal Dott. L. Mileti; da due
infermieri dedicati all’attività
ambulatoriale e da due per l’attività
chirurgica; poi dagli anestesisti nei
presidi ospedalieri aziendali. Siamo
un gruppo molto affi atato e i risultati
ottenuti ci spingono a fare sempre di
più.
6 - Per concludere, come cambia con
queste terapie la quotidianità di un
paziente?
Sicuramente cerchiamo di migliorare
la qualità di vita del paziente, e
questo ci viene attestato anche dalle
continue richieste che ci pervengono.
Ritengo fondamentale però la presa
in carico del paziente, poiché chi ha
un dolore cronico solitamente ha un
“vuoto assistenziale”, ed è proprio per
questo che ho voluto la presenza fi ssa
di una infermiera, che ogni giorno si
occupa esclusivamente di rispondere
al telefono per raccogliere le esigenze
cliniche del paziente. Un paziente, in
particolare quando è sotto oppiacei,
non può essere abbandonato, proprio
perché ci può essere un effetto
collaterale, un effetto avverso o anche
la necessità di un aggiustamento
terapeutico tempestivo. La difficoltà
di reclutamento del personale a
livello nazionale non interferisce sulle
scelte che sento di dover sostenere
con forza per essere sempre più vicino
al paziente, e penso che il nostro
successo sia dettato anche da questi
‘piccoli’ particolari.
Ant. Sab.
ospedalesancarlo.it