- Redazione
- Sabato, 12 Marzo 2022 09:04
di Antonella Sabia
Il secondo capitolo della nostra inchiesta fra gli operatori sportivi del capoluogo: è il turno di Sandrino Caffaro – presidente regionale Asc (Attività sportive confederate)
d: Le vostre associazioni cosa lamentano? Le attività vengono svolte presso centri convenzionati dal Comune o in strutture private?
r: Le nostre ASD (associazioni sportive dilettantistiche – ndr), nella stragrande maggioranza, hanno le proprie palestre e garantisco che questa situazione ha agevolato la pratica sportiva, nel senso che non si è più stati schiavi nella struttura pubblica. Anche nella nostra città si è iniziato a capire che organizzarsi in privato, significava spendere più o meno le stesse cifre, con l’agevolazione di poter gestire tutto in autonomia, in particolare gli orari. In passato, inoltre, avevamo a disposizione anche molte più strutture pubbliche, tipo le palestre scolastiche, che gestivamo direttamente noi come ASD, finché qualcuno, mi riferisco a qualche amministratore sia della Provincia sia del Comune, ha capito che si poteva fare politica anche e soprattutto attraverso lo sport, così hanno cominciato a monopolizzare non solo gli impianti comunali, ma anche le strutture scolastiche, cambiando i regolamenti, soprattutto senza distinzione tra attività sportive, spazi necessari, arrivando così a farci fare la “guerra tra poveri”. Parlo per esperienza personale, occupandomi di karate, avevamo necessità di un luogo pulito poiché svolgiamo attività scalzi, ed è capitato spesso che avendo due ore a disposizione in una palestra, riuscivamo a fare al massimo un’ora di lezione poiché la prima mezz’ora era dedicata alla pulizia. Molti, come noi, si sono scocciati di questa situazione e hanno preferito crearsi uno spazio proprio. Oggi ho una palestra tutta mia, dove anche nel periodo di Covid ci siamo potuti allenare, e dove possiamo autogestire le nostre attività. Le strutture in città ci sono, ma bisognerebbe mettere da parte il protagonismo di alcuni amministratori, e stando a quanto dice la norma, devono essere le ASD direttamente ad avere contatti con gli istituti scolastici o altri spazi pubblici.
d: Le strutture pubbliche cittadine le ritiene adeguate?
r: Mi piacerebbe sottolineare la situazione del Palazzetto CONI di Montereale, sulla bocca di tutte le amministrazioni che si sono susseguite negli anni, ma alla fine non è mai cambiato nulla. Ogni volta che passo di lì mi piange il cuore, perché in quella struttura sono cresciuti la maggior parte degli atleti, oggi maestri, dalla pallavolo alla pallacanestro, boxe ecc. Era una struttura polivalente, aveva tanti spazi, ognuno dedicato ad una disciplina; nonostante non fosse grandissimo, era un modello da prendere come prototipo, ma purtroppo poi quando entra la politica in questo tipo di questioni, succede quel che succede ciò che è sotto gli occhi di tutti…Oggi il mondo dello sport, grazie anche all’azione privatistica delle ASD, è accessibile a tutti. La struttura privata ti offre un ambiente più salubre, il posto è più curato, ma soprattutto puoi organizzare al meglio le attività, puoi programmarle, senza dover ogni anno stabilire un calendario con altre Federazioni o Enti. Purtroppo gli amministratori non conoscono tutte le avversità che versano nel mondo dello sport, la programmazione sportiva non deve essere fatta per un solo anno, ma deve essere a medio lungo termine anche nell’ottica di eventi da organizzare nel tempo. Mi dispiace sottolineare poi, che noi cosiddetti sport minori (anche se poi andando a spulciare i dati, i numeri li abbiamo noi), quando dobbiamo organizzare un evento anche di un certo rilievo, con la necessità di maggiori spazi, siamo sempre in coda rispetto alle federazioni maggiori, negli impianti come il Pala Rossellino o la Vito Lepore. Pertanto, ritengo che bisogna cambiare mentalità e far capire a questi signori che ci sono alcune strutture che devono essere al servizio della città.
d: Per quanto riguarda la nomina di Potenza a Capitale Europea dello Sport, come Enti di Promozione Sportiva siete stati coinvolti in qualche incontro al Comune?
r: No, nella maniera più assoluta. E questa è una grande lacuna da parte dell’amministrazione comunale, una cosa che mi fa molto arrabbiare, perché oggi in Italia la legge sullo sport riconosce tre organizzazioni: Federazioni Sportive Nazionali, Enti di Promozione Sportiva e Discipline Associate. La differenza è che le FSN e le DA rappresentano singole discipline, mentre gli EPS abbracciano un po’ tutte le attività, ma a livello istituzionale come riconoscimento legale siamo sulla stessa barca, le ASD possono iscriversi ad una delle tre per poi essere inserite nel Registro del CONI. Oggi esiste anche un altro organismo sportivo, Sport e Salute spa, si occupa dei progetti scolastici, di inclusione, promuovendo lo sport per tutti, mentre al CONI è rimasta l’attività agonistica di altro profilo. Gli amministratori devono capire che devono coinvolgere tutti coloro che sono in grado di fare attività sportiva, a prescindere se agonistica o meno. Non ci hanno quindi invitato perché c’è ancora questo retaggio culturale per cui la normativa vigente non è conosciuta. Personalmente rispetto tutti, ma bisogna prendere in considerazione anche gli EPS che promuovono l’attività sportiva di base, includono diverse discipline e soprattutto coinvolgono diverse fasce di età. Non facciamo concorrenza alle Federazioni, ma dobbiamo e vogliamo essere riconosciuti.