- Redazione
- Sabato, 03 Luglio 2021 09:30
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di Walter De Stradis
Trentasei anni a ottobre, eletta tre anni fa al soglio comunale di Genzano di Lucania (Pz) con la lista Unione Democratica, Viviana Cervellino preferisce la declinazione al maschile dell’ufficio che rappresenta (pertanto, “sindaco”) e sorride a margine delle sue risposte più secche e “decise”: non un modo per chiedere indulgenza, ma un sigillo, come per dire “Così è, se vi pare”.
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: Con il caso. Sono sindaco da tre anni (dopo essere stata vice per cinque) per una pura casualità. Il tutto è accaduto in seguito ad alcuni incontri, occasionali, con la politica lucana, che poi hanno portato a stravolgere la mia vita e che, tornata definitivamente da Roma, mi hanno reso un’emigrata “di rientro”.
d: Nei suoi piani cosa c’era invece?
r: Tutt’altro. Pensavo avrei fatto il magistrato.
d: E invece oggi fa il sindaco, una categoria che sovente si trova dall’altro lato del tavolo dell’interrogatorio.
(ride) Esatto. E infatti da quando sono un amministratore ho rivisto i miei interessi e ho del tutto cambiato idea.
d: Prima di lei abbiamo incontrato il sindaco del limitrofo comune di Banzi, Pasquale Caffio, che abbiamo appreso essere stato suo compagno di scuola. Entrambi giovani sindaci (ma non siete gli unici in Basilicata), costretti a interfacciarsi con la sfida più difficile da immaginare, anzi imprevedibile: la Pandemia.
r: E’ come se avessimo tutti vissuto un momento in cui la nostra programmazione politica sul territorio è stata sospesa e stravolta. Ci siamo ritrovati, nell’ultimo anno e mezzo, a essere autorità sanitarie locali e basta. Una funzione che durante il mandato di un sindaco solitamente è marginale. E’ una vicenda che mi ha colpito molto emotivamente, perché ho potuto toccare TUTTE le fragilità sociali della mia comunità.
d: Sono venute tutte a galla.
r: In maniera quasi brutale, sbattendoti in faccia una situazione molto più difficile di quella che si possa immaginare.
d: In che senso?
r: Abbiamo tutti compreso solo in un secondo momento che il Covid è SOPRATTUTTO una questione sociale. Non abbiamo capito subito che molte famiglie ormai hanno una precarietà esistenziale, che a sua volta, con gli isolamenti prolungati e la sospensione dei lavori precari (gli unici che sovente si hanno) ha portato a uno squilibrio sociale fortissimo. Siamo dunque di fronte a una dicotomia: chi ha una stabilità economica e affettiva, e chi non ce l’ha.
d: Lei sta parlando anche delle famose “zone grigie”…
r: … che col Covid sono diventate NERISSIME. Ci sono anziani che non hanno nessuno che si prenda cura di loro: qui ci sono stati dei decessi, parliamo di persone sole che avevano i parenti tutti lontani da Genzano. E in quei momenti noi istituzioni non siamo stati solamente autorità sanitarie, ma anche parenti, a tutti gli effetti. Queste sono realtà che ti porti dentro a lungo.
d: C’è stato un momento in cui si è sentita particolarmente sola come sindaco?
r: Quando Genzano è stata zona rossa per una settimana: una ferita gravissima per questa comunità, non perché non vi fosse una situazione sanitaria da gestire e perimetrare, ma perché non c’è stata alcuna condivisione istituzionale. E qui viene fuori la solitudine del sindaco.
d: Questa è una realtà che hanno denunciato molti suoi colleghi nel corso delle nostre interviste. Ritiene tuttavia che le difficoltà di interlocuzione con Bardi e la Regione siano una cosa fisiologica, ovvero giustificabile, in un momento del genere?
r: Io ritengo invece che proprio in una fase come questa il dialogo doveva essere rafforzato. E’ una situazione che –è vero- ci ha trovato tutti spiazzati, e quindi una certa “comprensione istituzionale” la concedo; tuttavia l’ “empatia” -con i cittadini e con chi ha deciso di governare- un politico la deve avere sempre. E in quest’ultimo anno questa “empatia” coi cittadini è mancata.
d: E con voi sindaci? Voglio dire, capita che dalla Regione qualcuno alzi il telefono e vi chieda se avete bisogno di qualcosa?
r: Io ho sentito il presidente Bardi solo una volta. Non credo abbia dialoghi più frequenti con gli altri sindaci. Il mese scorso ha chiesto a tutti i primi cittadini di incontrarci: spero che accada presto, anche per consolidare quello che è un rapporto istituzionale… “inevitabile”, da parte di entrambi.
d: Se potesse prendere il Generale sottobraccio, cosa gli direbbe?
r: Di aprirsi ai Lucani.
d: Si riferisce alle polemiche sui dirigenti campani?
r: Non è solo un problema di dirigenti: è ANCHE un problema di dirigenti. La Basilicata esprime professionalità che non sono seconde a nessuno. Lo “spoils system” in politica è fisiologico, ma ciò che è sbagliato è mortificare le professionalità lucane. E’ sbagliato dire loro di farsi da parte, in virtù di una logica politica tutta “romana”. Guardi, ciò che mi ha colpito è proprio questo: mentre prima c’era una logica di politica locale “lucana”, beh, oggi la Basilicata si è spostata a Roma.
d: Ha magari dei rapporti con alcuni assessori della giunta regionale? Alcuni sindaci affermano che sia l’unica carta che rimane da giocarsi, a questo punto…
r: Anche in virtù di una vicinanza territoriale, ritengo che l’assessore Merra sia una donna presente, quantomeno non “resistente” alle fisiologiche richieste di un sindaco e di un territorio. Ho incontrato varie volte l’assessore Cupparo e gli riconosco una vivacità politica capace di animare anche il dibattito stesso. Con i restanti assessori non ho avuto molti rapporti.
d: Per quanto riguarda Genzano quali sono le “fisiologiche richieste di un sindaco e di un territorio”?
r: L’Alto Bradano è innanzitutto un’area interna, e in questa definizione si porta dentro tutti i suoi bisogni e le necessità. Bisognava approfondire questo tema e non è stato fatto, così come condividere le strategie di sviluppo per questi territori. Guardi, il nostro progetto di area interna è stato pure ratificato dalla Regione Basilicata, ma una mera ratifica non basta, serve invece una condivisione e soprattutto una reale voglia di arricchire questa programmazione, anche alla luce di ciò che sta avvenendo in Italia (ove si guarda proprio a questo tipo di territori). Per questo noi ci aspettavamo un’interlocuzione maggiore. Sul Recovery Fund, per esempio, i sindaci non sono stati ascoltati, quando noi tutti –scevri da condizionamenti politici- avremmo potuto portare il punto di vista dei territori. Non ci si può limitare a chiedere a un sindaco, in piena Pandemia, di fare delle considerazioni tramite email o Pec, ma serve il dialogo, il confronto, serve anche girare per i territori. Io non so Bardi quali e quanti comuni lucani ha visitato finora, ma mi sarebbe molto piaciuto se fosse venuto in Alto Bradano.
d: Intanto lei, giovane donna “tosta” -e si vede- si ritrova a essere sindaco in un territorio notoriamente …“tosto”.
r: Sì.
d: E ha avuto qualche timore particolare?
r: Per mia fortuna –perché in altri contesti te la fanno pesare eccome- non ho mai avuto problemi con la questione “di genere”; mentre la giovane età, sì, a volte ti costringe a dover dimostrare di saper fare di più. Ma è anche uno sprone. Io vengo dalla politica, che è esperienza, è gavetta ed è anche “gradualità” negli incarichi che si vanno a ricoprire.
d: Questa corsa di alcuni “giovani” a voler ottenere tutto e subito in politica…
r: Porta all’incapacità e alla manifesta inesperienza.
d: Però lei non esclude ulteriori passi nel suo futuro…
r: No, perché siamo fatti anche di sogni, ed è giusto che sia così. I ruoli istituzionali sono fatti soprattutto di impegno e quindi è giusto accompagnarli anche con una certa dose di ambizione.
d: Lei voleva fare il magistrato: per qualche secondo le chiedo di vestire i panni di un giudice e di assolvere la Basilicata per un qualche suo aspetto, e di condannarla per qualche altro…
r: La assolvo per la questione “relazioni corte”: in questa fase di Pandemia ho imparato quanto sia importate e quanto sia bello avere rapporti nella concezione più positiva del termine. E’ forse la ricchezza dei piccoli territori.
Condanno invece i Lucani per la poca presa di coscienza di se stessi, del territorio e del periodo che stiamo vivendo. Abbiamo tutti vissuto una precedente stagione politica in cui i Lucani scendevano in piazza molto frequentemente e anche giustamente; adesso li vedo tutti rassegnati. Il cambiamento promesso non c’è stato, e ora c’è la rassegnazione.
d: In quale maniera Genzano si appresta ad aprire le sue porte ai turisti per questa estate?
r: L’Alto Bradano è un territorio… “tosto” sì, ma di per sé molto ospitale, con una bellezza paesaggistica unica nel suo genere. Mettiamo anche a disposizione tutti i nostri beni monumentali, rendendoli fruibili, a cominciare dal castello di Monteserico, un maniero federiciano, ove ospiteremo una mostra internazionale con artisti iraniani. Con gli altri comuni mettiamo a sistema una visione in cui è tutto un territorio, e non le singole municipalità, a parlare.
d: Il film che la rappresenta?
r: (Ride). Purtroppo “Il Padrino 1”…
d: Adesso deve chiarire, però. (risate)
r: Perché è un film che rappresenta bene i vizi tutti italiani.
d: La canzone?
r: “Creep” dei Radiohead.
d: Il Libro?
r: “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio.
d: Se un giorno scoprissero una targa a suo nome al municipio di Genzano -visto che è stata anche la prima donna sindaco-, cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: «La prima donna sindaco».
(Intervista realizzata il 23/06/2021)