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di Walter De Stradis

 

E’ martedì ed è un pomeriggio caldo a Grumento Nova, in provincia di Potenza. Al Comune non c’è nessuno, è ancora presto. Le parole del sindaco Antonio Maria Imperatrice, un omone di un metro e novanta, rimbombano nella stanza e nei corridoi. C’è da parlare di Covid. E di petrolio.

D: Quanti sono i positivi attualmente?

R: Qui oggi ne abbiamo solo uno, ma intorno al mese di gennaio abbiamo assistito ad un vero proprio picco, con una sessantina di casi.

D: E le vaccinazioni come procedono?

R: Sono da poco terminate quelle relative agli ultraottantenni, mentre al momento non potrei darle i numeri esatti dei compaesani vaccinati, poiché tutto è affidato alla prenotazione online, ma sembra che tutto stia funzionando.

D: Si ricandiderà?

R: Onestamente non so…

D: Sarebbe il terzo mandato?

R: In realtà il secondo. Il primo è durato poco perché furono annullate proprio le elezioni, in quanto il secondo classificato risultò non idoneo, o meglio, non candidabile. C’erano cinque liste, io ero primo, quindi annullarono il tutto, nonostante la Prefettura avesse autorizzato la presentazione della lista stessa.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: È una domanda particolare la sua, che però voglio interpretare dal punto di vista del mio ruolo amministrativo. Se non ci fosse la passione ,amministrare oggi un comune, nel bel mezzo di una emergenza sanitaria, sarebbe stato davvero un compito assai arduo. Parlo di passione perché in un paese piccolo, di millecinquecento anime, la conoscenza delle famiglie e dei rapporti personali è tale che le risposte che l’amministrazione cerca di dare sono sempre nell’occhio del ciclone. Non mancano, però, le soddisfazioni, quelle che fanno andare avanti.

D: Le faccio fare una risata. Oggi, girando per la Val D’agri, molti riferendosi a lei l’hanno definita o il “comunista”, oppure ”l’imperatore” di Grumento, giocando appunto con il suo cognome. Quale delle due è più giustificabile?

R: La seconda mi sta più a cuore, perché gioca appunto con il mio cognome, a molti posso sembrare burbero e discutere in maniera animata, tuttavia per abitudine e indole familiare e culturale non ho l’attitudine di chi vuole essere un uomo solo al comando.

Quanto all’altra definizione, be’, io nasco nel partito Comunista italiano ed ho attraversato la mia formazione politica dapprima come giovane comunista, poi con i DS e, successivamente, nel PD, e di questo ne vado fiero.

D: Cosa significa oggi vivere nell’epoca dei cosiddetti “comunisti con il Rolex”? Di questi giorni divampa la polemica del rapper Fedez contro l’operato della Rai

R: Non sto dietro agli stereotipi moderni perché ho una certa età. Ho seguito quel che è successo dalla tv, tra l’altro al concerto del 1 maggio sono molto legato, non solo per tradizione politica, ma anche per nostalgia giovanile. Io poi non frequento i social e non ho neanche un profilo mio, li seguo solo ed esclusivamente per la parte informativa istituzionale, perché credo che anche la crisi delle idee sia troppo dominata dal mondo virtuale. Perfino nei rapporti sociali di un paese come il nostro, se prima c’era la voglia di uscire e di frequentarsi, oggi invece è tutto demandato agli smartphone, ma così facendo i rapporti si incancreniscono, non si comunica e non ci si guarda più negli occhi, anche in politica. A me come sindaco e come persona, la politica dei like non piace molto.

D: Lei ha incontrato di persona il Governatore Bardi e l’assessore alla Sanità? Glielo chiedo perché non tutti i suoi colleghi dicono di aver avuto questa possibilità

R: Sì, ho incontrato il presidente, ma credo che l’ultima volta risalga al novembre del 2019, durante un incontro con i sindaci della Val D’Agri, poiché era già scaduta la concessione e si andava avanti in regime di prorogatio.

D: Se oggi invece potesse parlarci, cosa direbbe al Presidente in merito alla questione Covid, il suo comune cosa chiederebbe?

R: Noi siamo stati, fino al 31 dicembre, il comune più virtuoso con soli sei casi. Abbiamo avviato in autonomia campagne di screening e anche i cittadini si sono comportati bene. A fine anno, però, è accaduto qualcosa. Forse alcune regole non sono state rispettate e io mi sono trovato, come gli altri sindaci della Valle, in forte difficoltà. In una sola settimana abbiamo registrato più di cinquanta casi, nonostante le opere notevoli di tracciamento. Mi sono trovato nella condizione di dover scrivere al Presidente Bardi e anche al Prefetto. Insomma chiusi le scuole e gli esercizi commerciali per dieci giorni, ossia il tempo minimo per poter rifare i tamponi molecolari. Il Prefetto mi chiese, di contro, di riaprire la scuole, perché come dico io “il cerino rimane sempre in mano all’ultimo”, ma io non lo feci perché non volevo assumermi la responsabilità. Se avessimo aperto, alla luce delle persone risultate positive nel tempo, ci sarebbe stato un disastro.

Cosa chiedo: una maggiore presenza sul territorio da parte del Presidente. Ne approfitto per dire, e credo che non riguardi solo me, che non mi è per nulla piaciuta la firma di un accordo come questo con due anni di ritardo…

D: Parla del rinnovo del patto di sito con Eni.

R: Gli accordi nazionali prevedono che lo Stato e le Regioni debbano sentire gli Enti territoriali, che -è vero- godono di royalties dirette, ma si sobbarcano anche tutti gli incidenti e gli svantaggi. Nell’autunno del 2019 i sindaci hanno anche avanzato delle proposte calibrate sulla base di specifiche esperienze, eppure ad oggi non c’è stata nessuna forma di concertazione.

Io, dunque, non ne approvo il metodo, visto che non siamo stati coinvolti, è mancato quello che definirei il “garbo istituzionale” di condividere il tema delle compensazioni ambientali. Spero che ci sia la capacità in futuro di poterne condividere i benefici in maniera solidale anche con gli altri comuni, oltre che di saper ascoltare i piccoli protagonisti delle comunità coinvolte dalle attività estrattive.

Nelle proposte del 2019 avanzate dai sindaci si prevedevano progetti green a lunga gittata, con lo scopo di alimentare il futuro delle nostre comunità. Chiedemmo all’unanimità, ad esempio, che l’ospedale civile San Pio di Villa D’Agri, citato tra l’altro nei piani di emergenza esterna, si potesse potenziare con un Centro anti-veleni da utilizzare in caso di emergenze sanitarie, eppure non se n’è più discusso.

D: Se, però, tutte le istanze dei sindaci sono state ignorate bellamente, a questo punto viene da chiedersi quale valore si può attribuire a questo accordo.

R: La Regione ha chiuso comunque un accordo con risorse importanti, ma è altrettanto vero che quelle stesse risorse vanno programmate sia per la parte monetaria e finanziaria sia per la parte industriale, ossia per i metri cubi di gas che si forniranno. Io avrei firmato un accordo ulteriore con Eni, ossia quello riguardante la gestione del post-fossile, ossia un piano di investimenti per il futuro.

D: È un po’ un “dove li metto”?

R: Bisogna capire come distribuire le quote di gas tra le aree interne, con il principio di solidarietà tra i comuni e pensare al futuro. Spero che Bardi possa consultarci per capire come questi primi due aspetti, ossia il gas e i contributi per barili al giorno, possano essere ben investiti nei nostri comuni, specialmente nell’area dell’alta Val D’Agri.

D: Come sarebbe stato il suo comune senza il petrolio e cosa è stato, invece, grazie al petrolio?

R: Grumento beneficia di royalties dirette, quindi di maggiori servizi a favore dei comuni e dei cittadini. Abbiamo costruito una scuola nuova in sicurezza sismica, con efficienza energetica e pannelli solari e finanziamo, ad esempio, un progetto di agricoltura solidale per i più anziani, accompagnando le persone alla pensione, dando una mano all’impresa e al lavoratore allo stesso tempo.

D: Non vedremo mai i Pink Floyd a Grumento, quindi…coi soldi del petrolio.

R: (sorride) Non dispongo degli spazi adatti, ma abbiamo organizzato comunque delle belle iniziative culturali e teatrali, perché no. Qui sono venuti gli Stadio.

D: Il film che la rappresenta?

R: “C’era una volta in America” di Sergio Leone.

D: La canzone?

R: “Napule è, di Pino Daniele”.

D: Il libro?

R: “Cent’anni di solitudine”.

D: Mettiamo che fra cent'anni scoprono una targa a suo nome qui al Comune...

R: Solo cent'anni?! Guardi che sono superstizioso. (ride)

D:...in un futuro remoto, allora.Cosa le piacerebbe ci fosse scritto sopra?

R: Mi mette in difficoltà, proprio per quello che le ho detto, ma anche perchè mi ritengo una persona modesta. E poi, casomai, non dovrei essere certo io a decidere.