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di Walter De Stradis

 

 

 

Quarantasette anni, nativo di Bari, Antonio Nicoletti è un ingegnere materano dai tratti che, seppur nascosti dalla mascherina, paiono riconoscibilmente nostrani. Dal novembre 2019 è direttore dell’APT (Agenzia di Promozione Territoriale), ma vanta una pluridecennale esperienza in tematiche legate al turismo e alla valorizzazione del patrimonio territoriale. Ha lavorato come esperto di politiche comunitarie e culturali nell’ambito del Piano strategico della Città Metropolitana di Bari e ha ricoperto il ruolo di responsabile, a fianco dell’allora sindaco De Ruggieri, per la programmazione strategica e l’innovazione urbana della Città di Matera, dal 2015 al 2019.

D: Come giustifica la sue esistenza?

R: E’ una domanda che non mi ponevo da tempo. Diciamo che cerco di creare condizioni per migliorare la vita di chi mi circonda, tanto nel privato, tanto più nel pubblico.

D: Lei ha avuto un ruolo molto importante in Matera 2019: il Covid ha però interrotto tutto il periodo del “dopo”, in cui occorreva lavorare per non disperdere tutto quanto si era investito e raccolto, e metterlo definitivamente a regime. Ora sarà più dura ripartire?

R: Io sono ottimista sulla tenuta del brand, in ambito nazionale e internazionale. Abbiamo dei dati oggettivi del 2020 che ci fanno ben sperare: ci si aspettava una naturale inflessione nel “dopo 2019”, ma ad agosto scorso il numero di arrivi in Città è stato pressoché identico a quello dell’estate precedente (50mila contro 51mila). Per le presenze non è stato così, per ovvie ragioni, ma Matera ha avuto la capacità –anche grazie al lavoro dell’Apt- di rientrare nei 500 posti più belli del pianeta (al n.44) ed è la terza italiana in classifica. Nei consigli di viaggio di Trip Advisor la Città è l’unica italiana a far parte della categoria “destinazioni di tendenza”. Pensi, nell’immaginario del viaggiatore Matera si è talmente consolidata, che se prima le riviste specializzate ne parlavano come della “Cappadocia d’Occidente”, oggi descrivono la Cappadocia come la “Matera d’Oriente”. Un cambio di paradigma irreversibile!

D: Siamo quasi alle porte dell’estate, ma da una stagione turistica all’altra, in questo lunghissimo intermezzo di chiusure e di divieti, su cosa si è concentrato principalmente il vostro lavoro?

R: Nel cercare di mantenere alta l’attenzione sulla destinazione Basilicata (come terra dell’anima, terra verde, dove magari potersi isolare), soprattutto avendo cura dei messaggi da veicolare, evitando di andare sopra le righe, di non essere in linea con il momento di lutto nazionale (come magari è accaduto con la messaggistica per altre destinazioni, che non sto qui a ricordare).

D: Il Covid ha forse inevitabilmente cambiato il modo di intendere la vacanza. La settimana scorsa il sindaco di Balvano, Di Carlo, suggeriva proprio questo, di puntare sugli spazi aperti, silenziosi, anche isolati… che in Basilicata non mancano.

R: E infatti già l’anno scorso, nel primo periodo di pandemia (quando eravamo tutti disorientati in assenza di dati certi per immaginare il futuro), lanciammo un ciclo di seminari, anche con esperti di altre discipline, e ciò che venne fuori è proprio questo: il mondo sarebbe cambiato con un desiderio di esperienze all’aria aperta, di ricerca dell’autentico, di tranquillità e benessere recuperati. Pertanto a giugno dell’anno scorso lanciammo la nostra campagna dedicata all’outdoor “Basilicata en plein air”, aggregando sul nostro sito basilicataturistica.it tutti gli operatori privati che hanno aderito all’iniziativa.

D: Manca poco all’avvio della stagione turistica, da cosa occorre ripartire?

R: Dall’autenticità del nostro essere lucani. Da un paesaggio ricco di diversità e peculiarità che toccano le corde dei valori universali dell’uomo. La Basilicata è una delle regioni più ricche di parchi d’Italia e il verde è il tessuto connettivo delle nostre spiagge, dei nostri centri storici: su questo stiamo lavorando molto, con un apporto della Regione Basilicata, stando sempre al fianco degli operatori perché uno dei nostri punti di forza (e ce lo dicono gli indici di gradimento) è la qualità dell’accoglienza. Tradotto: la qualità delle persone che accolgono.

D: Nondimeno è prevedibile che il contraccolpo causato dalla crisi innestata dal Covid sia notevole, con la chiusura definitiva di molte attività ricettive. Non crede?

R: E’ un timore che abbiamo. Le statistiche ci dicono che, almeno fino a febbraio 2020, le misure adottate dalla Regione hanno reso possibile mantenere inalterata la nostra capacità ricettiva. La sofferenza degli operatori è atroce, ma ritengo che le misure adottate fin qui ci consentiranno un’apertura il più vicino possibile alla completezza. Dico agli operatori che noi stiamo lavorando, che il monitoraggio che abbiamo ci dice che la Basilicata è una regione cercata. Non ho la sfera di cristallo, ma credo che molto dipenderà dal rapporto riaperture, contagi e vaccinazioni. Mi auguro di trovarci tutti quanti nei pressi dell’uscita da questo tunnel.

D: Qual è stato il momento più difficile per lei?

R: Ah! I primi mesi, da marzo a giugno 2020. Eravamo tutti disorientati. Sia a livello personale sia lavorativo. Poi abbiamo cominciato a prendere le misure e abbiamo usato un approccio “adattivo”: cercare di rispondere in linea con i cambiamenti che ci venivano incontro, tutti inaspettati. Oggi siamo stanchi…

D: … e tocca ripartire!

R: No, siamo stanchi di stare fermi. C’è appunto voglia di ricominciare. Noi puntiamo molto sulla “Basilicata interna”. Va tenuta alta la visibilità di Matera come “faro” dal punto di vista internazionale, occorre puntare sui nostri mari (Metapontino e Maratea), ma dobbiamo connettere queste aree perimetrali con un’offerta della “Basilicata interna” che ha una potenzialità di crescita enorme, anche a vantaggio di quegli stessi luoghi limitrofi. Ci sono contesti di bellezza inaudita, una rete di piccoli musei dotata di uno standard di qualità elevatissimo, occasioni ove ci può essere la meraviglia di imbattersi in luoghi che toccano davvero il cuore.

D: Abbiamo parlato di Matera, ma una volta tanto spendiamo due parole anche su Potenza che recentemente è stata toccata, finalmente, dal cinema importante. Se dovesse “venderla” a un Americano, cosa gli direbbe?

R: Ho una frequente consultazione con l’amministrazione comunale, che è attivissima proprio in ambito turismo e cultura. Potenza ha un suo, notevole, patrimonio cittadino (Palazzo Loffredo, la Pinacoteca Provinciale…) che necessita di essere vissuto e conosciuto di più. Ma ciò che può essere un elemento distintivo è l’offerta del paesaggio circostante: Potenza è baricentrica in un’area che comprende l’alta montagna, la Sellata, il parco di Gallipoli-Cognato (che è a un tiro di schioppo), il Volo dell’Angerlo di Castelmezzano, il Ponte alla Luna a Sasso di Castalda, l’osservatorio astronomico di Anzi. Si tratta di un’offerta turistica molto incentrata sull’ “outdoor” (che, come si diceva, è ciò che cerca oggi il viaggiatore) che ha una buona strada da percorrere.

D: Un’altra categoria di operatori attualmente in difficoltà, che possono rappresentare anche una notevole risorsa turistica, è quella dei musicisti tradizionali lucani… Il nostro patrimonio è ricco è variegato. La promozione di questa risorsa fa parte degli obiettivi dell’Apt?

R: Lei tocca una corda emotiva, mia, perché in passato sono stato un pianista dilettante e tuttora ho notevoli frequentazioni in ambito musicale. Sono molto vicino alla sofferenza che molti operatori dello spettacolo stanno vivendo. Sì, cerchiamo di integrare anche questo tema nell’ambito delle nostre attività. Nel dicembre del 2020 alla galleria Nazionale Arte Moderna e Contemporanea di Roma, abbiamo portato un presepe d’artista della collezione di Castronuovo di Sant’Andrea: nell’evento –di una notevole visibilità nazionale- abbiamo portato con noi la musica che il compositore Friedrich Haas aveva composta per Matera 2019, con un quartetto d’archi che ha potuto esibirsi in un momento davvero toccante.

D: Il film che la rappresenta?

R: In questo momento potrei dire “Amarcord” di Fellini.

D: La canzone?

R: Fra mille… scelgo “Absolute Beginners” di David Bowie. Ma faccio torto a tantissimi altri.

D: Il libro?

R: “Sopra eroi e tombe” dello scrittore argentino Ernesto Sabato.

D: Fra cent’anni qui all’Apt scoprono una targa alla sua memoria. Cosa vorrebbe ci fosse scritto?

R: Spero innanzitutto di meritarla.