- Redazione
- Sabato, 30 Gennaio 2021 08:50
di Walter De Stradis
Quarantasette anni, imprenditore nel ramo auto, Donato Pessolano è il referente regionale di “Basilicata in Azione”, ovvero la costola lucana di “Azione”, creatura politica di Carlo Calenda.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Sono figlio, marito, genitore. La mia esistenza la giustifico tutti i giorni, da imprenditore che oggi più che mai cerca di rimanere aperto.
D: Lei è stato segretario cittadino del Pd. Il suo abbandono fu definito “soft” da alcuni giornali.
R: Vorrei fare un passo indietro. Quando si dimise Sarli, nel Pd, alcuni deputati, senatori e consiglieri regionali, cominciarono a dialogare, all’insaputa di tesserati e dirigenti, per cercare un sostituto. Io, che a livello cittadino avevo il gruppo più nutrito, lo venni a sapere per caso e chiesi lumi sull’assenza di un congresso. Non mi risposero e allora un amico che sta a Roma e che milita nel mio attuale partito, mi consigliò di proporre la mia candidatura e così feci.
D: Chi è questo amico?
R: Mmm, alla fine dell’intervista si capirà. I “big” del Pd presero a torcere il muso per la mia auto-candidatura. Arrivati al giorno del congresso, però, quando loro non riuscirono a trovare nessuno affinché ci fosse una presenza “normale” di votanti, fecero una scelta unanime sulla mia persona. Aprii una segreteria in Centro, feci due campagne elettorali, lasciai un attivo di 12mila euro, e me ne andai. Perché nel Partito Democratico non ti fanno crescere. Devi sottostare a troppe idee...
D:...e a troppe persone.
R: E a troppe persone. E’ una società con troppi soci che comandano tutti. Non c’è un amministratore. Capito che per me non c’era più spazio, già nel maggio 2019 volevo uscirmene. Incontrandomi con Carlo Calenda e con Matteo Richetti, che gestisce politicamente Azione, mi fu detto di aspettare e di aprire il partito in Basilicata. Cosa che accadde a novembre, quando avevo già lasciato il Pd.
D: E così è entrato... “in Azione”. In cosa, principalmente, la Regione Basilicata di oggi è invece “in-attiva”?
R: In tutto. Perché non amministra una situazione particolare come questa, ma a prescindere dal “non gestire” la crisi pandemica, manca il piano strategico regionale. Il Piano Covid, richiesto a marzo dal Ministero, è stato fatto solo a settembre, ma quel che manca, ripeto, è la gestione: i numeri dei contagi non so se arrivano sempre esatti; e come viene fatto lo screening!? Non è consultabile un piano delle vaccinazioni...
D:...adesso però c’è il rallentamento nella distribuzione dei vaccini.
R: Sì, quello c’è, ed è un alibi, giusto, ma sempre un alibi, se pensiamo che un mese fa c’erano problemi, anche sui vaccini influenzali. La Regione è passata nelle mani di napoletani -con tutto l’amore che posso avere per Napoli- che la nostra terra non la vivono e non ne conoscono i problemi. Sono solo degli impiegati che vanno a lavorare all’ente Regione, ma che non gestiscono i problemi della regione. Io, ad esempio, comincerei a pensare seriamente al “dopo-Covid”, a come ripartire.
D: In cosa ha “peccato” di più Bardi? Inesperto all’inizio e incaponitosi adesso?
R: Non lo conosco, ma lo ritengo tanto una brava persona, pure troppo. Una brava persona gestita da partiti che si sono candidati “contro” qualcuno alla Regione, non “per” la Regione. Il centrodestra semplicemente si è schierato contro il centrosinistra, e non per il bene della Basilicata. Non vedo nessuna proposta, nessun programma, non viene fornita nessuna immaginazione affinché l’imprenditore decida di rimanere e investire in regione.
D: E se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?
R: Gli suggerirei di recarsi dai partiti che lo hanno sostenuto alle elezioni e parlare chiaro: “Io ho bisogno di assessori-manager che mi possano aiutare veramente”.
D: Parla di tecnici?
R: Persone di partito, ma valide, per gestire la situazione e i tempi che verranno (Recovery Fund, gestione di soldi etc.).
D: Oggi è mercoledì, un rimpasto in giunta è probabile che ci sia, vista anche la crisi che si è aperta con le dimissioni dell’assessore Cupparo. Lei ha parlato di “atteggiamento infantile”.
R: Ma certo. Perchè non si rendono conto di chi non arriva a fine mese, di chi va a mangiare alla Caritas e delle difficoltà degli imprenditori, degli artigiani, dei ristoratori. Non era questo il momento di aprire una crisi e di fare queste moine fra i partiti di maggioranza (nell’assenza assoluta della minoranza, tra l’altro).
D: Ma chi è stato meno “adulto”, chi si è dimesso o chi ne ha provocato le dimissioni?
R: Chi si è dimesso. Significa non avere i mezzi per gestire diversamente una situazione. Non è opportuno “ricattare”, tramite le dimissioni, al fine di arrivare a un obiettivo (in questo caso la riforma dei Consorzi industriali). Chi si è dimesso è anche una bravissima persona, lo conosco, ma qui si parla di politica e di risultati.
D: Ma nel merito questa riforma come la vede?
R: Secondo me si è discussa poco e non sono state bene analizzate le conseguenze: perché mai sono stati creati tanti debiti e perché dovrebbero ricadere sulla collettività? Forse sarà venuto a mancare un passaggio nel dialogo fra maggioranza e minoranza per costruire un’idea più valida (ma non conosco precisamente i dettagli tecnici). Diversamente, invece, mi chiederei e chiederei a loro se lo scontro magari non è solo sulla redistribuzione delle poltrone.
D: Però ha detto anche che c’è un’opposizione inesistente.
R: Confermo, e mi dispiace, perché parliamo di persone che fanno politica da tanti anni. Ma non è pensabile questa opposizione totalmente assente. Occorrerebbe fare una “mea culpa” e tornare tra la gente, per portare i loro problemi nella discussione. Io questo mi sarei aspettato da loro.
D: E invece?
R: E invece...non pervenuti.
D: Non pervenuta la maggioranza, non pervenuta la minoranza... come si fa?
R: Ma guardi, parlando con le persone, o con altri imprenditori... difficilmente questi ricordano tutti i nomi degli assessori o dei consiglieri. Nessuno si distingue. Probabilmente solamente chi sta “dentro” sa chi sono.
D: Consiglio regionale e giunta: questi sconosciuti.
R: E’ così. Non voglio generalizzare, ma secondo me la Basilicata merita molto di più.
D: Lei prima ha detto che chi innesca una crisi politica in un momento di crisi economica e sociale è “infantile”. Quindi questa regola vale anche per Renzi a livello nazionale?
R: Ah, vabè (sorride). Renzi è uno squalo della politica.
D: Fin troppo “adulto”, quindi.
R: Direi di no, nel merito no. Il problema è che a volte dice cose giuste e utili, ma poi le personalizza troppo. E questo è un boomerang, Il suo ego distrugge sempre quello che sta per creare.
D: Quindi, al di là del personaggio, una crisi era giusta, proprio adesso?
R: Non opportuna, ma forse alcune delle persone al governo non erano quelle giuste per gestire tutto ciò che dovrebbe arrivare come Recovery Fund e altro.
D: Insisto: poco fa lei diceva che è da irresponsabili avviare una crisi politica nel mentre la gente va a mangiare alla Caritas...
R: E’ da irresponsabili allo stesso modo, ma io avrei immaginato prima un rimpasto al governo nazionale, con persone più capaci e responsabili.
D: Cioè Conte non doveva fare in modo che si arrivasse a questo.
R: Sì, doveva dialogare di più con le altre parti politiche, maggioranza e forse anche minoranza, facendo intendere che c’era disponibilità a gestire nel miglior modo possibile le risorse in arrivo.
D: E adesso (mercoledì – ndr) lo vedrebbe bene un Conte-Ter? Mi sa di no, eh?
R: Forse lo faranno pure -siamo abituati a tutto- ma io spero nel buon senso di creare un governo più tecnico. Io immagino un Draghi, una persona con capacità importanti, affiancato da tecnici di partito importanti, per poi arrivare al termine ultimo delle elezioni.
D: Lei è imprenditore nel ramo auto. Che macchina è la Regione Basilicata?
R: Una Ferrari col freno a mano tirato. Con un bambino che non arriva ai pedali.
D: Una definizione forte.
R: Probabilmente un bambino saprebbe guidare meglio di un adulto, per tanti motivi, tuttavia non arriva ai pedali, perché non è cresciuto abbastanza.
D: La canzone che la rappresenta?
R: “Meravigliosa” di Gianna Nannini.
D: Il film?
R: Amo i film di 007.
D: Il miglior Bond, a parte Connery?
R: Daniel Craig, lo 007 di adesso.
D: Il Libro?
R: Mi piace molto “Gomorra”, ma citare un libro che mi rappresenta sarebbe troppo autoreferenziale.
D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
R: «Il problema è di chi è morto, perché chi vive si consola».
D: Post scriptum. Il famoso amico “romano” chi era?
R: Matteo Richetti, pensavo si fosse capito.