- Walter De Stradis
- Venerdì, 14 Giugno 2019 19:00
Già attivista “sul campo” per Emergency, la trentaseienne odontoiatra potentina Angela Fuggetta, capelli neri e ciuffo ribelle, è stata eletta consigliera comunale a Potenza nella lista Basilicata Possibile del “Prof” Valerio Tramutoli, sognatore di sinistra che -perdendo il ballottaggio con Guarente per uno sputo- ha fatto vedere concretissimi sorci verdi ai verdi della Lega.
Come giustifica la sua esistenza?
Bella domanda! Direi che ognuno di noi se la pone periodicamente, anche se in certi
momenti preferiresti non darti una risposta, specialmente al quesito Cosa ci faccio qui? Vorrei non cadere mai nella trappola del narcisismo, proprio perché faccio da sempre politica e sono consapevole che il rischio è sempre dietro l’angolo.
…Non vuole apparire narcisista, tuttavia si è candidata, ammesso che questa azione si possa considerare una forma di narcisismo.
È vero! Io non lo definirei un atto narcisistico però, bensì la voglia di sporcarsi le mani nel senso buono del termine, ossia impegnarsi e metterci la faccia in nome della città. È un po’ quello che ha fatto anche il vignettista Giulio Laurenzi che, pur essendo una personalità di rilievo, non si è vergognato certo di darci una mano. Quando inizi a diventare un personaggio pubblico le persone ti fermano in strada e io, pur non essendo nessuno, se non un micro-consigliere comunale (peraltro in attesa di proclamazione!), mi trovo spesso a intrattenermi con gente che mi riconosce e mi ferma, anche per semplice curiosità. È per questa ragione che, poc’anzi, le dicevo che il narcisismo è una trappola sempre in agguato.
Come e in quale occasione ha conosciuto il Prof?
L’ho “conosciuto” in occasione delle elezioni regionali (ma non di persona), ed è proprio in quella occasione che ho iniziato ad ascoltarlo. È stato un po’ un faro nel buio, anche perché la sua proposta mi è parsa l’unica realmente interessante, l’unico progetto politico concreto. Da lì è nata la mia curiosità e, inevitabilmente, il pensiero è corso subito alle comunali. Ci siamo chiesti perché un progetto politico così bello non potesse dire la sua anche in Comune, nonostante i tempi fossero particolarmente risicati.
E quindi l’ha poi incontrato.
Dopo l’esito delle regionali, ho partecipato alle successive assemblee de La Basilicata Possibile e lì circa 100 persone, tramite un metodo assolutamente democratico, hanno iniziato a dialogare e a mettere insieme delle idee per la città. Nel corso di quelle stesse assemblee, dunque, ci è stato chiesto letteralmente di fare un “sacrificio”. Nel gruppo di persone con le quali ho lavorato, il mio nome è saltato subito all’occhio, in virtù del mio impegno politico e nel sociale con Emergency. Facevo la rappresentante d’istituto fin dagli anni del Liceo Scientifico e mi ha commosso non poco che la sera prima del ballottaggio, alcuni ragazzi della mia età mi hanno fermato in strada dicendomi che mi avevano votata, proprio in nome di ciò che avevo fatto anni prima al liceo. È stata davvero una bella cosa!
Perdere per soli 200 voti è scottante. Chiederete un nuovo conteggio?
Al momento no. Ne stiamo parlando, ma non c’è ancora una decisione definitiva. È brutto vedere di fronte a sé il traguardo, per poi assistere d’improvviso alla sua scomparsa.
Quando chiude gli occhi e pensa al perché di questi duecento voti di scarto che vi hanno penalizzato, cosa materializza per prima? La faccia di Polese che se ne va al mare, quella di chi, come Roberto Falotico, ne ha beneficiato a conti fatti, o cos’altro?
In realtà ci vedo un po’ di tutto questo. La prima cosa che vedo in realtà non sono gli altri politici, anche se certe cose ci hanno indubbiamente svantaggiato: trovo profondamente scorretto che un segretario di partito dica di andarsene al mare il giorno del voto, è proprio una cosa brutta per la democrazia, a prescindere se lui stesso abbia votato o meno. La prima cosa che vedo, tuttavia, è il nostro lavoro sulla città.
Sia in senso positivo che negativo.
Sì, quando penso ai duecento voti non posso fare a meno di formulare due considerazioni: si è trattato di uno scherzo del destino, o forse dovevamo spingere di più per arrivare a tutti? Con un percorso così breve, infatti, non siamo riusciti a raggiungere i posti un po’ più remoti, come le periferie.
…Lo slogan che vi ha accompagnato al ballottaggio è stato “Prima gli ultimi”, ma paradossalmente proprio “gli ultimi” hanno finito per penalizzarvi?
Probabilmente non siamo riusciti a parlare al loro cuore. Io stessa, quando ho tenuto qualche incontro nelle contrade, mi sono subito resa conto che si tratta di un terreno molto scivoloso. Ciò dipende da un unico fattore, anche se è brutto a dirsi, ossia che certi spazi sono ancora terra di clientelismo. E’ proprio palpabile, molto più che “in città”: c’è ancora il politico-rappresentante di turno che gestisce i voti e impone alle persone come votare. È una cosa brutta, ma io l’ho percepita in questo modo.
Ma di incontri nelle contrade durante la vostra campagna elettorale forse ce ne sono stati pochi?
Assolutamente no. Semplicemente io credo che in certi ambienti funzioni di più un linguaggio che mira direttamente alla pancia dei cittadini e, dunque, cercare di far passare dei temi o delle parole in uno stile diverso non è sempre semplice. Abbiamo anche avuto dei riscontri positivi da parte di cittadini che hanno riconosciuto le qualità del prof Tramutoli, però il messaggio non è arrivato a tutti. Il problema che ci poniamo fin da oggi, dunque, è cercare di far sì che questo nostro messaggio giunga davvero a chiunque.
L’appoggio al ballottaggio da parte di alcuni vecchi del Pd vi ha giovato, svantaggiato o è stato del tutto ininfluente?
Secondo me non ha giovato all’opinione pubblica, stuzzicando tante persone. Nonostante noi fossimo stati piuttosto chiari sulla volontà di non fare apparentamenti, ciò che si è percepito è che questi endorsement non siano stati realmente gratuiti.
Magari sono stati fatti di proposito per svantaggiravi.
Boh!? (Sorride) Non saprei, perchè non li conosco di persona… Quel che è certo è che naturale che un partito che si definisce di sinistra non possa appoggiare, di fatto, uno schieramento di destra. Non ci vedo niente di strano, è la normalità. Noi siamo di fatto una forza politica che sta cercando di ricomporre una sinistra su temi di rilievo.
Però non metterebbe la mano sul fuoco riguardo le realI motivazioni di quegli stessi endorsement.
Assolutamente no, non ci giurerei. Anche se, ripeto, in generale mi sembrerebbe naturale. Tuttavia ciò che per me è naturale, per l’opinione pubblica non lo è stato, anzi, molti ci hanno marciato.
Cosa vi ha fatto arrabbiare di più durante i giorni che hanno preceduto il ballottaggio e cosa, invece, vi ha sorpreso in positivo?
Ci ha fatto incazzare la riduzione del dibattito a cose poco interessanti. Lo scontro si è un po’ esacerbato durante i giorni che hanno preceduto il ballottaggio, specialmente sui social. Io, ad esempio, non ho aperto Facebook per molti giorni, anche perché lì si è consumato uno scontro aggressivo e con toni violenti. Il Professore è stato attaccato in maniera pesante su presunti accordi che, in realtà, non ci sono mai stati. Invece, la cosa che ci ha stupito, almeno a me, è stato il grande fattore umano che ha caratterizzato questa campagna elettorale. Siamo riusciti a riappropriarci di spazi pubblici, come le piazze cittadine, per tornare a parlare con le persone. C’è stata un’onda di cittadinanza nuovamente attiva e partecipe.
La chiusura della campagna elettorale con un concerto di piazza tuttavia non dà l’immagine di una sorta di sinistra un po’ retrò?
(sorride) Forse sì, però è una dimensione che ci piace. La sinistra ha perso negli anni il contatto diretto con le persone, dunque ben venga la festa di piazza.
Una novità sicuramente è stata rappresentata dalle vignette -nate spontaneamente- di Giulio Laurenzi: vi hanno permesso di poter contare perfino su un aspetto satirico professionale, nonché particolarmente interessante.
Con me sfonda una porta aperta, anche perché prima del silenzio elettorale mi sono prestata volentieri al ruolo di donnasandwich perché volevo che quelle immagini viaggiassero anche al di fuori da Facebook. Il riscontro è stato davvero bello. Le persone si sono rese conto dal vivo del valore di quelle immagini e della provocazione della satira, ossia una forma d’arte che non usa un linguaggio violento, bensì uno stimolo al pensiero e alla riflessione. Giulio è stato bravissimo le sue vignette erano geniali, anzi in alcuni casi le abbiamo fatte stampare su borse shopper che abbiamo poi distribuito alla gente, al mercato di Verderuolo.
Adesso siete all’opposizione. Cosa vi preoccupa di più e su quale elemento sentite di dover vigilare in virtù di un governo a trazione leghista?
A me preoccupa l’aspetto politico. Una forza schierata in maniera così netta mi fa un po’ paura. La città che vorrei è quella in cui la solidarietà, l’inclusione e la giustizia sociale siano dei temi guida, ma temo che non possa essere così. Rendere Potenza una città bella Va benissimo, ma cosa c’è da fare nel concreto affinché questa bellezza, nel senso di vivibilità, possa essere percepita da tutti?
A Bucaletto sono tornate le occuapazioni abusive.
Mi riferivo proprio a questo. Tutti noi vogliamo che non sia più “una città nella città”, però cosa faranno concretamente? Il nostro Prima gli ultimi è proprio questo, dunque mi preoccupo che certi valori politici vengano rispettati. Temo particolarmente l’eventualità di dover ricordare costantemente a chi è al governo quali siano gli orizzonti da raggiungere. Vorrei comprendere anche ciò che il centrodestra farà nel pratico, anche perché il loro programma elettorale fa cennoa molte cose, ma rimanendo sul vago, senza motivarle nel dettaglio. Non ci hanno raccontato COME fare le cose annunciate.
Le è mai capitato di scambiare due parole con Guarente?
Lo conosco per questioni di età, ma non ho avuto mai l’occasione di parlare con lui.
Se potesse prendere sotto braccio Bardi da un lato e Guarente dall’altro, cosa direbbe all’uno e all’altro?
A Guarente di prendere questo impegno in maniera seria e di cercare di farlo nel modo più onesto possibile, senza avere pregiudizi ad inaugurare un nuovo corso per la città, seppure ognuno nel rispetto della propria identità. A Bardi direi di fare attenzione a non andare dritti per la loro strada con i paraocchi, senza guardare cosa c’è intorno. Sa, essendoci adesso alla Regione e al Comune due amministrazioni dello stesso segno, può venire a mancare la dialettica, con la convizione di essere tutti nel giusto a prescindere.
Lei è odontoiatra. C’è un dente che vuole togliersi durante questa intervista?
Sono una di quelli che li salvatutti, una conservatrice insomma,ma solo nella professione. Direi, piuttosto, una cosa fuoridai denti: ho un po’ paura di come sarà la nostra città nei prossimi cinque anni, pertanto avverto il peso di una grossa responsabilità. E un po’ mi crea ansia! (sorride) Chiedo ai cittadini che ci hanno sostenuto di restare al nostro fianco.
Il film che la rappresenta?
“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.
Il libro?
“L’autobiografia di una rivoluzionaria” di Angela Davis
La canzone?
“Verranno a chiederti del nostro amore” di De Andrè.
Tra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Nulla, non credo di meritare un epitaffio.