- Redazione
- Mercoledì, 29 Maggio 2019 11:14
di Walter De Stradis
Le sue canzoni tornano clamorosamente di moda, ogni anno, nei giorni della “festa” di san Gerardo, patrono di Potenza. Si ascoltano prevalentemente in piazza Prefettura, come brani di “riscaldamento”, prima e dopo gli eventi live organizzati dai “Portatori del Santo”
, ma a volte anche nei vicoli, “sparati” da qualche locale o negozio del Centro che vuole “acclimatarsi” all’atmosfera festaiola, o spruzzati dall’autoradio di qualche giovane automobilista, che –molto più prosaicamente- vuol fare il simpatico con le ragazze.
Di Michele di Potenza (scomparso nel 1983) si conoscono molto bene (seppur a corrente alternata) le canzoni in vernacolo potentino, ma di lui in realtà si sa molto poco (conseguenza del proverbiale “snobismo” locale?), a parte che il suo cognome era Mancino, che il soprannome era "Trentacarrin", che di professione era vigile urbano (a Napoli), e che era l’unico vero cantante “folk” del capoluogo, che si esibiva spesso con tanto di costume tradizionale e di “ciucciariello” al seguito.
Chi ha buona memoria si ricorda che a un certo punto si aprì uno studio (“MDP”) a Corso Umberto, nei pressi di Portasalza: «Da tempo egli porta le espressioni più nobili della canzone dialettale lucana –scriveva di lui lo storico potentino Lucio Tufano- in manifestazioni nazionali di carattere popolare e dappertutto viene accolto come un autentico messaggero della nostra tradizione contadina e locale. L'apertura di questo suo "Centro Artistico Lucano" è la dimostrazione del suo attaccamento alla Lucania per la quale si batte al fine di conservarne e divulgarne quanto ancora rimane di tradizionale e di costume. Il Folk, la vaga leggenda cantata di credenze antiche e di riti pagani, è l'unica testimonianza della vecchia sapienza contadina. Non ci hanno raccontato molto gli storici, né i poeti hanno scritto di tutta la fiaba lucana. Michele è il gitano della nostra città, persuaso di niente, bisognoso di tradurre l'antica rassegnazione, fauno nutrito di prugnoli e "bisciulini" e d'aria silvana, al soffio brusco del monte, epigono del mulattiere ricco di sonagli, figlio del vicolo acre, vestito delle cortecce della "cerza”».
«Ma la vera questione qui –ci spiegava tempo fa l’attuale Re del folk lucano, Agostino Gerardi- è che lui ha ottenuto tutta questa popolarità DOPO la sua morte. Oggi a San Gerardo torna sempre in auge, ma forse quando era vivo non se lo calcolava nessuno. E’ l’unico che ha fatto canzoni veramente inerenti a Potenza, al dialetto, ai suoi posti, come le cundane. Raccontava quello che succedeva nella vera Potenza di un tempo».
Tuttavia, nel passato di questo artista tanto “ascoltato” quanto poco “celebrato” in città (i suoi dischi andrebbero ristampati: le cassette che circolano sono piene di fruscio, tante le volte che sono state duplicate), c’è anche una “comparsata” cinematografica.
Nel 1980, infatti, Il Nostro appare in alcune scene del film “Celebrità”, per la regia di Ninì Grassia, la cui storia è tratta dall’omonima canzone di Nino D’Angelo, protagonista assoluto del film. Michele interpreta il ruolo del collaboratore di un agente di spettacolo al quale l’allora “casco d’oro” partenopeo si rivolge, ma forse si potrebbe affermare che interpreta se stesso: in una scena ambientata nell’ufficio dell’agenzia, infatti, mentre lui è al telefono, appare ben visibile alle sue spalle un poster promozionale di “Michele di Potenza”, che è addirittura posto di fianco a un manifesto di Bob Marley!
Considerato che –come accennato- il cantante folk potentino viveva e lavorava a Napoli (città in cui è ambientato anche il film), è lecito pensare che nell’operazione cinematografica ci fosse anche il contributo di qualche produttore, discografico o agente vicino allo stesso Michele di Potenza.
Questo particolare della sua carriera, poco noto ai più, conferma la necessità di approfondire la figura di questo singolare folkman lucano, nei confronti del quale in molti (a cominciare, dichiaratamente, dallo stesso Gerardi), sono debitori.
(Si ringrazia il fotografo Rocco Esposito per le informazioni fornite)