- Antonio Nicastro
- Venerdì, 07 Dicembre 2018 10:02
Negli ultimi anni, le vicende della sede AVIS potentina hanno riempito le cronache dei giornali, a seguito di poco piacevoli accadimenti che sono sfociati in contenziosi giudiziari fra soci, oltre che in una sorta di guerra fredda con la struttura regionale.
Gli ultimi mesi sono però stati vissuti con molta preoccupazione dalla dirigenza della sede AVIS di Potenza, a causa dell’incombente sfratto, dalla ormai storica sede in Via Volontari del Sangue nel rione Santa Maria. I termini del contendere sono noti da tempo: l’ATER, proprietario dell’immobile, chiede il pagamento delle mensilità arretrate a partire dal 2009 per circa 240.000 euro altrimenti, entro febbraio, lo sfratto diventa esecutivo. Per un certo periodo, grazie a una convenzione fra AVIS e Regione Basilicata, è stato l’ente regionale, attraverso il Dipartimento Presidenza della Giunta a provvedere alle spese di locazione, ma solo fi no al 2012, gli ultimi 3 anni in ossequio a una convenzione fra Regione e AVIS regionale, poi, come documentato da un carteggio interno alla Regione, avrebbe dovuto provvedere il Dipartimento Politiche della Persona, ma, di fatto, non ha provveduto per cui si sono accumulati debiti per circa 240.000 euro. Il presidente Pittella in persona aveva garantito che nelle pieghe del bilancio regionale, si sarebbero trovati i fondi per mettere la classica pezza, per saldare gli arretrati. Così non è stato. A ottobre scorso, il Consiglio Regionale, con l’astensione dei consiglieri del M5S, approvò una mozione con cui si dava mandato alla Giunta Regionale di reperire i fondi per sanare il debito dell’AVIS potentina. Nel mentre, la dirigenza dell’AVIS comunale si adopera per sensibilizzare la classe politica regionale, affinché nella variazione di bilancio si preveda lo stanziamento per sanare il debito verso ATER. Come una doccia gelata, in un articolo del 23 novembre, scorso sul Quotidiano del Sud, vengono riportate notizie secondo cui il Direttore Generale del Dipartimento Politiche della Persona, in un pro memoria per la Presidenza del Consiglio, fa alcune precisazioni che non convincono i dirigenti dell’AVIS comunale Potentina, i quali in una conferenza stampa tenutasi la settimana scorsa, ribattono, punto su punto, alle affermazioni del DG, Donato Pafundi, e contestualmente scrivono una lettera alla dottoressa Flavia Franconi, Presidente Facente Funzione della Regione Basilicata, e a tutti i consiglieri regionali in cui illustrano la loro posizione in merito alle affermazioni del DG della Sanità comparse su “Il Quotidiano del Sud”. Si tratta di una nota in cui l’AVIS potentina fa la cronistoria della vicenda e spiega i motivi per cui la Regione dovrebbe continuare a sostenere l’Associazione per i vantaggi, diretti e indiretti, dei quali il sistema sanitario regionale beneficerebbe, per l’apporto decisivo nella raccolta di sangue e plasma, dato proprio dalla sezione AVIS del capoluogo di regione. L’ex presidente dell’AVIS Comunale, assurto negli anni passati a vice presidente nazionale dell’associazione, fa la cronistoria della sede AVIS comunale, specificando che “il fabbricato lo costruì l’Istituto Autonomo Case Popolari, quando l’area venne lottizzata per realizzare un caseggiato di case popolari, una legge imponeva di destinare un tot di metri quadri all’edilizia per uso sociale e così nacque l’edificio che oggi ospita la sede AVIS potentina. Con il tempo IACP si trasforma prima in EPER e poi in ATER, quindi in Ente sub regionale e urbanisticamente, rimane il vincolo che prevede che l’immobile abbia la destinazione d’uso sociale. Prima dell’AVIS, provvisoriamente, il fabbricato ospitò i salesiani ancora privi della chiesa e poi una scuola. In pratica, la Regione Basilicata sta pagando la locazione della sede AVIS di Potenza dal 1984, prima come contributo straordinario, oggi come rapporto regolato da convenzione quindi trattasi di debito dovuto, mentre la Regione Basilicata, attraverso l’ente sub regionale ATER, risulta proprietario dell’immobile che ospita i locali dell’AVIS di Potenza. Per quanto invece concerne la destinazione d’uso esiste una delibera dell’EPER in cui viene stabilito che i locali di sua proprietà erano destinati all’ASL n°2 con vincolo di destinarli ad AVIS e la Regione, fino alla scadenza della convenzione, non ha mai disconosciuto queste cose e fino al 2009 il Dipartimento della Giunta ha sempre onorato l’impegno, poi la competenza doveva passare alla Sanità ma è successo che l’anno successivo, un dipartimento cancella la posta in bilancio e l’altro dimentica di iscriverlo. All’AVIS cittadina si sono resi conto del problema quando è stata fatta la prima ingiunzione di sfratto; nella circostanza l’AVIS regionale, firmatario della convenzione con la Regione, pur essendo organismo autonomo, rispetto all’AVIS comunale, dal punto di vista politico-amministrativo, sarebbe dovuto intervenire sulla Regione per far valere il proprio potere contrattuale. Non è stato fatto. Forse perché, nel frattempo, l’AVIS comunale poneva delle questioni di carattere interne afferenti la vita associativa che evidentemente davano fastidio. Si evidenzia che la sede comunale AVIS del capoluogo è meritevole di attenzione in quanto con la propria attività di “reclutamento e gestione” dei volontari produce, in solido, un valore aggiunto per le casse regionali in quanto indirettamente contribuisce a “produrre” i cosiddetti plasmoderivati, cioè quei farmaci, molto costosi, che si ricavano dal plasma, dall’albumina all’antitetanica, e la Regione, dalla vendita di questi prodotti ottiene medicine a prezzi calmierati. L’importazione di sangue ha dei costi notevoli, tenendo presente che una sacca costa 180 euro oltre al trasporto e che nel solo 2018 sono state importate 550 unità. Quindi, per evitare le emergenze, estive e invernali, che si sono presentate ultimamente, è fondamentale favorire la raccolta in Basilicata, laddove la sezione di Potenza è quella che contribuisce in maniera rilevante; con l’autonomia si possono avere risparmi consistenti di spesa, tenendo conto che un giorno in più per fare un intervento in cardiochirurgia costa circa 900 euro al giorno e una dimissione ritardata in neonatologia arriva a costare 1.500 euro. Solo per la produzione di albumina, la regione ha un fabbisogno di circa 12 milioni all’anno, che si possono reperire con le donazioni interne”. Il giorno antecedente la riunione del Consiglio Regionale, si registra un intervento a gamba tesa del presidente dell’AVIS regionale che in una nota, inviata a Giunta e Consiglio regionale, sostiene, fra l’altro, che la sede “amministrativa e di rappresentanza” dell’AVIS comunale non ha valenza strategica nella raccolta di sangue. Apriti cielo! Immediata la replica del presidente di AVIS Potenza, Anthony Clemente, che senza mezzi termini sconfessa il presidente regionale in quanto “delegittimato ad agire a nome dell’Associazione a seguito di un pronunciamento del Collegio nazionale dei Probiviri Avis del 19 maggio scorso e, successivamente, a pronunciamento del Giurì nazionale Avis del 22 settembre e dello stesso Collegio nazionale dei Probiviri Avis del 14 ottobre, che confermano l’annullamento dell’assemblea provinciale Avis del 2017 e di conseguenza dell’assemblea regionale dello stesso anno”, per cui secondo quanto comunicato nella nota il Consiglio Regionale e il Direttivo sarebbero stati eletti impropriamente e contestualmente sono stati diffidati formalmente i vertici regionali AVIS a rappresentare l’Associazione in Basilicata. Abbiamo chiesto lumi al Dipartimento Politiche della Persona della Regione Basilicata che fa sapere che, fi no al 2009, è stato rispettata la convenzione in essere con AVIS, provvedendo a pagare la locazione per la sede potentina AVIS, in quanto operava come centro di raccolta del sangue; accertato che nei locali di via Volontari del Sangue non si fanno più donazioni, non c’è più l’obbligo di contribuire al pagamento del fitto, essendo i locali privi di autorizzazione e accreditamento, a Potenza operano due centri dove è possibile donare il sangue, l’Ospedale San Carlo e presso i locali dell’AVIS Regionale, in Largo don Uva. Nella città di Potenza, esistono tre sedi riconducibili ad AVIS, oltre alla sede comunale c’è la sede regionale in Via Giovanni XXIII e quella in cui avvengono i prelievi, in Largo don Uva e la Regione paga all’AVIS regionale le prestazioni da essa erogate. Non ci sarebbe dunque nessuna emergenza per i donatori che volessero continuare a fare le donazioni in quanto operano, senza problemi, i centri del San Carlo e quello AVIS di Largo don Uva. Eventuali problemi fra la sede cittadina e quella regionale dell’AVIS devono essere risolti al loro interno. Per fortuna il pressing messo in atto dai soci dell’AVIS di Potenza è servito e nella seduta del Consiglio Regionale del 30 novembre è stato votato un emendamento che consente di scongiurare lo sfratto della sede potentina dell’AVIS.