- Giovanni Martemucci
- Sabato, 24 Novembre 2018 10:01
Uno spazio moderno e di grande pregio architettonico in degrado, nel pieno centro di Matera.
Alla vigilia con l’appuntamento di Matera Capitale europea della Cultura il centro città mostra il suo gioiello dell’architettura “arrugginito” e cadente. Piazza Mulino firmata da Carlo Aymonino, Raffaele Panella e Piergiorgio Corazza, realizzata nel 1988, doveva essere, nelle intenzioni dei progettisti, un intervento che coglie l’occasione di ricostruzione di un largo pezzo d’isolato per realizzare un sistema di due luoghi pubblici, in forma d’una piazza e d’una galleria. In realtà la piazza che si trova in uno snodo viario importante e centralissimo tra via Lucana, via Capelluti e via Don Minzoni è ormai una piazza che perde pezzi, nel vero senso della parola. Il degrado che col passare del tempo si è impossessato della piazza, rischia di trasformarla in una vergogna sotto gli occhi di tutti, e in un luogo che presenta insidie per cittadini e turisti che la frequentano. Gran parte della pavimentazione è saltata e i cocci sono lì a rappresentare un pericolo; i gradini sono rotti, i rifiuti si annidano in buche create dall’incuria e dal degrado; l’area che era nata come fontana oggi è utilizzata come getta carte e cassonetto per i rifiuti. Il paradosso del mancato intervento del Comune su questo spazio privato, ma a uso pubblico, risiede in un cavillo giuridico. Giuridicamente la piazza non ha proprietà, non è di nessuno. Quello che sembra uno degli innumerevoli paradossi del bel paese in realtà rappresenta un ginepraio giuridico amministrativo perché non riconosce ad alcun soggetto la proprietà, e dunque la responsabilità, di quell’area che ogni giorno viene percorsa da centinaia di persone. Normalmente l’area dovrebbe essere considerata come privata a uso pubblico e per questo a creare i presupposti affinché l’amministrazione comunale, che in passato aveva svolto la sua pulizia, doveva prendersene carico. Ma il problema si troverebbe a monte: all’epoca della consegna dell’opera da parte dell’impresa, non fu specificato da nessuna parte come utilizzare l’area e a chi spettasse la manutenzione. Un passaggio, questo, che ha creato il nucleo iniziale di un “pasticcio” gestionale giunto oggi alla sua fase più difficile. Con la piazza del tutto impresentabile all’occhio delle migliaia di turisti che ci passano davanti ogni giorno e dei cittadini materani che la frequentano. Nel 2009 gli abitanti ottennero l’autorizzazione dal consiglio comunale per chiudere con i cancelli nelle ore notturne il passaggio fra la piazza e via Passarelli e l’area sottostante. Allora il problema era la sosta dei giovani, e gli atti vandalici, le aggressioni e i bivacchi con abuso di alcool e stupefacenti. Ad oggi, la chiusura ha ridotto quei problemi, ma non li ha eliminati come dimostra la situazione attualmente sotto gli occhi di tutti. Occorre dunque recuperare quanto prima quest’area e restituirla al suo antico splendore per mettere in risalto quella propensione di Aymonino alla dimensione scultorea dell’architettura che viene ripercorsa magnificamente nella piazza Mulino di Matera. “Matera -diceva Aymonino- potrà tornare ad essere laboratorio solo se riuscirà a trasformare l’integrazione dei volumi”. Ma quella integrazione di certo non può avvenire con un’architettura in degrado di cui nessuno si occupa.