INDOVINA CHI VIENE A PRANZO? ROCCO GALASSO: «Dirigenti sportivi, non comportiamoci da… “dilettanti”»
- Walter De Stradis
- Sabato, 13 Gennaio 2018 11:03
Capelli rasati a zero, occhialini, giacca e cravatta. Il professor Rocco Galasso, sempre di tutto punto, ispira un concetto semplice e immediato “Disciplina”. Stiamo parlando, d’altronde, del direttore di una scuola privata (Il Centro Studi “Danzi” di Potenza), del Presidente del Centro Studi Storico Militari “Giuseppe Salinardi”, e –notizia di qualche tempo fa- del vice presidente dell’ADISE, l’Associazione italiana dei Direttori Sportivi. Come emergerà dalla conversazione, inoltre, il Prof sta prestando anche il “servizio militare”.
Come giustifica la sua esistenza?
In maniera multiforme, Innanzitutto sono un docente, e quindi il mio impegno è rivolto alla formazione delle giovani menti, con un particolare riguardo per quelli che sono gli insegnamenti che possono venire dalla Storia. Vengo inoltre dall’associazionismo di matrice cattolica, e, com’è noto, sono attivo anche nel mondo dello Sport. Attualmente sono vicepresidente dell’ADISE, l’Associazione dei Direttori Sportivi.
E’ un ruolo piuttosto prestigioso.
Beh, sì. Si tratta di un’associazione, è opportuno ricordarlo, che ha come presidente nientemeno che Beppe Marotta, l’amministratore delegato juventino. E’ un organismo che include Direttori Sportivi, Segretari Sportivi e Collaboratori della Gestione Sportiva (i cosiddetti CGS). Questi ultimi, nello specifico, sono quelle figure in possesso di un’abilitazione federale che fornisce la prerogativa di operare, in ambito Lega Nazionale Dilettanti, con funzioni direttive ed amministrative (direttore sportivo o segretario) fi no alle serie D. E’ una cosa importante, in quanto la formazione di queste figure è garantita dal corso che sostengono preventivamente. Alla fine si sostengono degli esami per ottenere l’abilitazione dal settore tecnico di Coverciano (che, com’è noto, a sua volta vigila sull’impostazione della didattica e sui contenuti).
Se non erro, lei è stato il primo, in Basilicata, a essere abilitato e ad essere iscritto all’Elenco speciale dei DS e dei CGS.
Già. Tutto ciò –e non nascondo un pizzico di orgoglio personale- ha fatto sì che potessi prendere parte all’assemblea elettiva dell’ADISE dell’aprile scorso. In quell’occasione, inoltre, sono stato eletto responsabile dell’Area Sud-Est, in ambito del Direttivo Nazionale, in forza dei voti espressi dai Collaboratori GS pugliesi, molisani e abruzzesi. Infine, come sa, sono stato anche nominato Vice Presidente e Coordinatore nazionale dei CGS. Una nuova esperienza, per me, ma pregna di significati.
Quanti sono i CGS abilitati nella nostra regione?
Ho già avuto modo di affermare che la nostra si sta rivelando una regione in prima linea per quanto riguardo questo ambito. Sono già due i corsi ultimati e già più di trenta i Collaboratori della Gestione Sportiva abilitati. Almeno una metà di questi –è giusto sottolinearlo- sono residenti o operanti nella nostra regione (i corsi, infatti, li possono sostenere anche coloro che provengono dalle regioni limitrofe). Ribadisco che a mio avviso si tratta di uscire da un certo “anonimato”, se consideriamo la penuria di dirigenti abilitati; tutto questo non ci fa sentire gli ultimi arrivati, specie se ci paragoniamo ad altre realtà regionali in cui sono diversi gli eventi formativi per gli operatori del nostro settore. Ho già rivolto pubblicamente un ringraziamento, in questa prospettiva, anche al CR LND Basilicata e al Presidente Piero Rinaldi: si è realizzato un corso di base per dirigenti dei campionati regionali (con oltre 100 partecipanti) che ha reso palese più che mai l’interesse manifestato per queste tematiche e l’impegno profuso per il raggiungimento di certi risultati. Certo, c’è ancora da lavorare, ma sono davvero contento.
Un messaggio che si sente di lanciare alle società lucane?
Innanzitutto, come accennato, ho già visto cose molto incoraggianti. La mia speranza, a questo punto, è che le società sportive affidino le cariche dirigenziali a persone che abbiano le qualifiche necessarie per rivestirsi di responsabilità organizzative. La fiducia è importante, questo è indiscutibile, e in regione esistono delle personalità di grande rispetto che possono sicuramente rappresentare un punto di riferimento, ma il rapporto personale e la stima, se pur indispensabili, non sono però sufficienti. L’improvvisazione è oggi più che mai una cattiva consigliera mentre la formazione è per me è ormai una conditio sine qua non. Voglio ripeterlo, però: in alcune società ci sono indubbiamente dirigenti, legati alla “storia” delle loro squadre, che lavorano con grande competenza. La figura del CGS abilitato, a differenza di ciò che accade per i Professionisti, non è ancora obbligatoria. E’ altrettanto indubbio, tuttavia, che specie nei campionati nazionali essa rappresenti il classico valore aggiunto.
In quest’ottica, il Potenza Calcio dei “miracoli” come si sta comportando?
Benissimo. Sono felice di poter dire che la società si avvale largamente di queste figure. Ben cinque tesserati del Potenza, su input del presidente Caiata, hanno partecipato ai corsi. E questa non è certo una cosa da tutti. Anche il bomber França –personaggio straordinario- ha preso l’abilitazione a novembre, nell’ultimo corso svoltosi in Basilicata. Ma non è stato il solo: con lui c’erano infatti anche Peppe Lolaico e Simone Grillo (ex del Potenza). C’erano inoltre alcuni calciatori dei campionati regionali e anche qualche dirigente lucano.
Ma Rocco Galasso che “calciatore” era?
(Ride). No, io non ho un passato da calciatore.
Mi riferivo al calcio del quartiere, nel cortile… lei che è un intellettuale, la mettevano in porta?
Beh, sì, diciamo che –per amor di Patria- ero io stesso che mi mettevo in porta (ride). Devo anche dire che, prima che mi chiamasse il presidente Postiglione nel 2008, avevo messo in parcheggio il mio interesse per il mondo del calcio. Quella prima esperienza col Potenza Sport Club, come direttore area comunicazione e marketing, ha dato però il “la” a tutto il resto, alle esperienze, cioè, come direttore generale presso il Rionero e, naturalmente, nello stesso Potenza, ove per un periodo sono stato anche amministratore unico.
La città, in questo momento, vive un momento magico dal punto di vista sportivo. Sembrerebbe quasi un nuovo Potenza “Miracolo”. Certo. Ce lo auguriamo tutti. Per fare un “ponte” fra le mie due passioni, Storia e Calcio, mi viene in mente quando avviai una ricerca sugli articoli di stampa dell’epoca: su un giornale importante trovammo da una parte il Potenza “Miracolo”, e dall’altra, il “Miracolo” della creazione della Basentana, che collegava fi nalmente la Basilicata col Mondo…
…e quindi, magari fra vent’anni, quale notizia vorrebbe vedere “abbinata” a QUESTO Potenza miracolo?
Il ripristino della stessa Basentana, che nel frattempo è diventata assai bisognosa di interventi! (Ride)
Tornando al Potenza Calcio di oggi, qual è il “segreto” del Presidente Caiata, secondo lei? Voglio dire –a parte i successi sul campo- il pubblico lo ha amato da subito.
Indubbiamente, Caiata ha immesso nel giro lo spirito di un vero potentino, un potentino che è stato fuori per molto tempo, e che poi è tornato con tutta la voglia di fare bene nella sua città e PER la sua città. E credo che questo si sia capito subito. Seconda cosa: è indubbiamente simpatico, e si tratta di una dote innata. Terza: ha organizzato una macchina societaria in maniera professionale. Tanto per dirne una, il sottoscritto, come Direttore Generale non ha mai preso un soldo, anzi. Ma ci tengo altresì a precisare che il mio ruolo l’ho svolto sempre con la massima abnegazione e senso di appartenenza alla società. I miei presidenti li ho sempre difesi. E così sempre farò.
Caiata dice anche che a lui interessa fare “il presidente” e basta. Ovvero, non intende questo ruolo come un “posto al sole” o come trampolino di lancio per altri obiettivi. Con gli altri presidenti, forse, non è stato sempre così?
Questa cosa che ha detto gli fa onore… e sì, si può dire che, nella storia del Potenza, non sempre è stato così.
Il Viviani: adeguamento o delocalizzazione?
Da “nostalgico”, inteso nel mero senso sportivo (ride), direi adeguamento, ma mi rendo conto che un eventuale salto di categoria imporrà la realizzazione di una struttura ex novo. A quanto pare, il Viviani è dotato di spogliatoi da adeguare, e anche per quanto riguarda impianti idrici e illuminazione ci sarebbe tanto da fare. Oltretutto, in caso di realizzazione ex novo, il Viviani potrebbe essere utilizzato per tante altre cose e con diverse funzioni.
Cambiamo argomento. Lei è Presidente del Centro Studi Storico Militari “Giuseppe Salinardi”…
Sì, è intitolato a colui che è stato il grande catalizzatore per la mia passione in ambito storico-militare. Passione che mi ha tramutato anche in un collezionista, a cominciare dalle cartoline satiriche di guerra. Il Centro Studi è nato a seguito della chiusura del 91° Battaglione Lucania, con lo scopo di tramandare la memoria storica del reparto, nonché di quelle tutte le unità militari in qualche modo riferibili alla nostra città, come la Brigata Basilicata o la Divisione Superga.
La “perdita” di quel presidio militare è una ferita che ancora brucia. Quali le responsabilità della politica?
Le più gravi.
Più “colpevoli” i politici lucani “locali”, o quelli su in Parlamento?
Senza dubbio i politici locali. La perdita del Battaglione è stato anche un grosso danno economico per la città: pensiamo alle cerimonie di Giuramento, con l’arrivo a Potenza di amici e parenti, ma anche ai militari stessi che abitavano il capoluogo frequentandone negozi e locali. C’è poi una questione di sicurezza (coi tempi che corrono, ancora più rilevante), e di protezione civile. Il Dipartimento della Difesa aveva offerto delle alternative. Tuttavia l’amministrazione comunale, davanti alla triste prospettiva della chiusura, è stata –come dire- inerte.
Perché questa “inerzia” secondo lei?
Forse a livello locale chi amministrava ha compiuto un errore di sottovalutazione delle conseguenze.
Ora la caserma è passata ai Carabinieri. Meglio di niente?
In effetti verrebbe da dire meglio di niente, anche se comunque è una bella cosa che sia occupata perlomeno dall’Arma. Circolano voci su un probabile ritorno di un contingente militare in Basilicata, anche se non a Potenza. Non ci resta che incrociare le dita.
Ma lei che è così appassionato di “militaria”… lo ha fatto il militare?
(Ride). Lo sto facendo adesso.
Adesso?
Ebbene sì. Come “milite” del Corpo Militare EI ACI SMOM. ??? Si tratta del Corpo speciale volontario ausiliario dell’Esercito Italiano dell’Associazione dei Cavalieri italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Sarebbero i Cavalieri di Malta?
Nossignore. Non si tratta certo di andare in giro col mantello. E’ un corpo volontario ausiliario dell’Esercito Italiano per l’assistenza sanitaria e umanitaria. Ho la divisa e tutto. Possiamo intervenire anche nei casi di pubbliche calamità o altre esigenze militari di carattere eccezionale.
Il Centro Studi è un po’ una “filiazione” del Centro Newman. In qualità di Presidente di quell’organismo, lei fu chiamato in causa nel bailamme mediatico del caso Claps. Mamma Filomena non le risparmiò alcune critiche...
…Più che altro fui io a fare alcune uscite … ma erano dettate semplicemente dalla voglia di ripristinare la verità dei fatti storici sul Centro Newman. La mia, in questo senso, non era una “difesa d’ufficio”. Oltretutto certa stampa aveva riportato l’esatto contrario di alcune cose che avevo detto io. Il mio rispetto per il dolore della famiglia Claps è immenso, com’è gusto che sia. Oggi come allora.
Veniamo al suo ruolo di docente e formatore. Lei opera in un centro di recupero scolastico privato, dove –si presume- giungano studenti con un passato scolastico “diffi cile”. Si parla molto, di questi tempi, di bullismo e di perdita dei valori. Lei cosa nota in questi suoi allievi?
Noto che le responsabilità maggiori, assai spesso ahimè, sono degli istituti deputati alla loro educazione. Le famiglie, ma anche le scuole pubbliche. E’ dir poco che molti dei miei studenti arrivino presso la mia scuola demotivati, a volte completamente “demoliti”. E’ una rifl essione che la società intera è chiamata a fare, e con urgenza. Mi sia consentito rivolgere il pensiero – fra i tanti che potrei ricordare in questa sede- a quei miei ex allievi che hanno proseguito gli studi occupandosi proprio di Storia, che in alcuni casi sta anche diventando il loro lavoro. Ecco, mi piace pensare di aver dato loro le giuste motivazioni.
Il libro preferito?
“Il Nome della Rosa” di Umberto Eco. Vale anche per il film.
La canzone?
“La Compagnia” di Lucio Battisti.
Fra cent’anni, cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Nome e cognome. Per citare l’epitaffi o di Machiavelli “Tanto nomini nullum par elogium”.
Sarebbe a dire: «Rocco Galasso. basta la parola».
(Ride). Sì, ma nel mio caso, io sto scherzando