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di Walter De Stradis

 

 

 

Il nostro viaggio nel mondo dell’associazionismo lucano questa settimana fa tappa (virtualmente) a Savoia di Lucania (Pz), consentendoci di parlare di un personaggio storico ancora oggi “divisivo”, Giovanni Passannante, e domandarci se la sua vicenda possa incarnare, ancora oggi, alcune “ambivalenze” della nostra regione, spesso stretta in un drammatico stallo alla messicana, tra ribellione e prostrazione.

Ne abbiamo parlato con la professoressa Lina Argia Passannante, non certo a caso presidente dell’ “Associazione Pro-Salvia Giovanni Passannante”.

d - Quella di Giovanni Passannante è una “colpa” che un intero paese, Savoia di Lucania -un tempo Salvia- secondo voi sconta ancora oggi.

r - Giovanni Passannante è il figlio di Salvia che, il 17 novembre del 1878, attentò a re Umberto I di Savoia, un atto condannato per oltre 150 anni, ma che -in realtà- non era teso ad ammazzare: si trattò di una forma di protesta contro un Sud che pagava le spese di un’Italia che non era ancora unita, con tanto di analfabetismo, miseria, scarsa scolarizzazione che dilagavano, in particolare nella nostra Basilicata.

d - Riassumendo al massimo: per risarcire la casata del Re, il paese cambiò nome, da “Salvia” a “Savoia”.

r - Sì, in segno di sottomissione, si scelse di omaggiare il Re. Ancora una volta, insomma, ci siamo genuflessi al cospetto del potere.

d - Pertanto, lo scopo principale della vostra associazione è quello di ripristinare la denominazione originale.

r - Certamente, ci preme ripristinare il vecchio toponimo, e in più, rivalutare e far conoscere la figura di Giovanni Passannante. L’associazione, ex comitato “Pro Salvia”, esiste dal 1988, io ne faccio parte dal 2008, e dal 2022 ne sono presidente.

d - Lei è in qualche modo parente di Giovanni Passannante, visto che porta lo stesso cognome?

r - E’ una cosa che si perde nella notte dei tempi, e io non ho mai fatto una vera ricerca. Sicuramente, i Passannante stavano tutti a Salvia, un tempo, e adesso non ce ne sono più, né al cimitero, né viventi. Tutti i Passannante li troviamo nei paesi limitrofi (Vietri, Vallo della Lucania, Melfi, Venosa), tranne che a Savoia.

d - Lei è infatti è di Vietri.

r - Sì, ma sicuramente qualche ascendenza con Giovanni Passannante ci sarà, perché mio nonno era del 1856, praticamente coetaneo di Giovanni, che era del 1849. Me lo raccontava mia madre, che aveva sentito questa storia da mio padre (che ho perso in giovanissima età).

d - Scusi, ma perché a Savoia di Lucania di Passannante non ce ne sarebbero più?

r - Perché, secondo me, hanno pagato duramente quest’ “onta” che dura da 150 anni, una “macchia” che non si ripristinerà mai, finché non si tornerà all’identità del paese. Ma non c’è mai stata neanche la volontà, di farlo.

d - Negli anni si sono lette diverse cose, ma le risulta che le amministrazioni comunali che si sono succedute, abbiano mosso un qualche passaggio ufficiale per tornare al vecchio nome del paese?

r - Che io sappia, mai. Ogniqualvolta abbiamo fatto emergere questo problema, non è mai stato preso in considerazione. Anzi, Ci siamo sempre ritrovati con le porte sbattute in faccia.

d - Che spiegazione si è data, dal momento che i Savoia in Italia non regnano più da un pezzo?

r - Eh, non saprei. C’è stato un tempo in cui qualcuno, in paese, ha anche invitato i Savoia (e cioè Emanuele Filiberto): c’era di mezzo pure un pranzo in un ristorante, poi andato a monte. Una storia un pochettino triste, a mio avviso.

d - Cosa può raccontarci della Basilicata, magari anche odierna, la vicenda di Passannante?

r - Ehh. Ci racconta la forza del potere dell’epoca, che ha cercato di far morire un uomo, facendolo scomparire letteralmente dalla faccia della Terra, dal consorzio umano; non si sapeva che fine avesse fatto, in quanto era rinchiuso in una torre, sotto il livello del mare, all’Isola d’Elba. Ma Passannante non ha mai chiesto la grazia.

d - Qualche anno fa vidi un film molto interessante, con Ulderico Pesce e Andrea Satta (“Passannante”, di Andrea Cerabona, con Fabio Troiano nella parte del protagonista – ndr)... ma non so che fine abbia fatto.

r - Ulderico Pesce ha promesso che metterà a nostra disposizione il suo film, per questo nostro progetto, “Passannante in itinere”, col quale andremo a toccare tutti i paesi, limitrofi (e non) a Savoia di Lucania, per far conoscere Passannante e per capire anche cosa le persone sanno di lui. Sarà un viaggio a ritroso nella memoria, che si concluderà a giugno in piazza Plebiscito, a Savoia di Lucania.

d - I Lucani che vedranno e sentiranno, secondo lei, cosa dovranno apprendere e cosa potrà essere utile ancora oggi?

r - Il concetto che prima di essere uomini bisogna essere umani. Giovanni è stato trattato in una maniera davvero disumana, laddove lui professava proprio ideali di fratellanza e giustizia. Chi ascolta dovrà imparare davvero -al di là di ciò che si dice e che si ostenta- il valore della sua forza di volontà, la sua resilienza e il suo coraggio.

d - La Basilicata, il Sud...siamo ancora “sudditi” di qualcosa?

r - Beh, alla fine siamo sempre succubi di qualcosa, anche solo di una maldicenza, di qualcosa che viene “sparato” sui social.

d - Siamo asserviti ancora al potere, in qualche modo?

r - Beh, io non mi occupo di politica, me penso di sì, poiché ciascuno vuole un posto in prima fila, le luci della ribalta.

d - Da cittadina e presidente di un’associazione culturale, qual ritiene sia la principale mancanza in questa regione?

r - C’è ancora chi denuncia delle cose, fortunatamente, ma viene subito additato. E non fa mai una buona fine.

d - Cos’ha prodotto, la vostra associazione, negli anni?

r - Tantissimo: incontri, simposi, c’è chi ha fatto delle tesi di laurea. Abbiamo fatto eventi a Matera (quando era capitale della Cultura), e a Vietri. Abbiamo invitato attori, scrittori; il professor Fernando Dello Iacono -molto vicino a noi- ha scritto un “Canto” per Giovannino. Tra i nostri progetti c’era anche un centro studi su Passannante, ove raccogliere tutta la produzione realizzata dal 1988 a oggi.

d - Ho desunto che con le amministrazioni comunali non c’è stato granché dialogo, e con quelle regionali?

r - Le amministrazioni regionali sono sempre più aperte al discorso. Dal canto nostro, dopo un momento di stasi, ci siamo riattivati. Io stessa presenterò un progetto scolastico per il prossimo anno; a livello personale già da tempo mi attivo per far conoscere Passannante ai ragazzi delle scuole dell’obbligo. Purtroppo la sua storia è completamente sconosciuta; ma quando mi capita di spiegarla ai ragazzi, noto che sono sempre molto affascinati. Per loro è una storia assolutamente impossibile.

d - Lei ha raccontato e anche denunciato delle cose, da parte nostra siamo disponibili a raccogliere repliche o aggiunte al dibattito... ma, a Savoia, sono contenti della vostra proposta di tornare al vecchio nome? Cosa ne pensa il cittadino medio, secondo lei?

r - Lo dicono solo con la bocca, ma secondo me non ne sono molto convinti, fondamentalmente. Tanto più che io stessa ho subito ostracismo nei confronti della mia persona – e questo me lo deve lasciare dire- perché non sono di Savoia. Un “campanilismo” abbastanza pesante, consumatosi sui social. Ma io non mi sono certo tirata indietro.